Con la formazione nel 1948 dello stato di Israele si è assistito alla nascita di una vera e propria letteratura israeliana, caratterizzata da un confronto, attraverso modalità espressive proprie della tradizione occidentale, con uno spazio culturale e geografico ibrido, a metà tra oriente e occidente. Ad essa hanno contribuito gli autori come Yehuda Burla (1886-1969), romanziere del mondo sefardita e beduino; Zalman Shneur (1887-1959), romanziere, saggista e terzo poeta della triade moderna con Bjalik e Cernichovskij; Shmuel Yosef Agnon (1888-1970), novelliere e romanziere; Nathan Altermann (1910-70), poeta e traduttore; Avigdor Hameiri (1891-1970), anch’egli poeta e traduttore.
Subito dopo la fondazione dello stato d’Israele gli scrittori si sono confrontati con la relazione tra individuo e società e con il racconto della guerra d’indipendenza, anche nel particolare contesto del kibbutz, come nel caso di S. Yizhar (1916-2006) e Moshe Shamir (1921-2004). Altri autori da ricordare sono i narratori Aharon Megged (1920) e David Shahar (1926-97) e i poeti Avōt Yeshurun (1903-92), Haim Gouri (1923), Yehuda Amichai (1924-2000) e la poetessa Amalia Kahana Carmon (1926).
Negli anni Sessanta e Settanta si sono affacciati sulla scena letteraria scrittori nati prevalentemente in Israele, che hanno spostato il proprio focus sull’individuo e le sue relazioni, dando vita a un interessante filone di romanzo psicologico nel quale spiccano i nomi di Abraham B. Yehoshua e Amos Oz che hanno fatto conoscere la letteratura ebraica a un grande pubblico. Da menzionare sono anche Yoram Kaniuk e Yaakov Shabtai.
Negli anni Ottanta hanno esordito Meir Shalev e David Grossmann – più fantasioso e a tratti umoristico il primo, complesso e impegnato il secondo – cogliendo un successo mondiale. Le opere di Aharon Appelfeld e Savyon Liebrecht – per citare i più famosi – sono invece fondamentali per la rielaborazione della Shoah.
Anche la successiva generazione mostra una grande vitalità nel panorama della letteratura mondiale: scrittori come Etgar Keret, nato nel 1967, Orly Castel Bloom (del 1960), Eshkol Nevo (1971), Dorit Rabinyan (1972), Ayelet Gundar-Goshen (1982) si confrontano nelle loro opere con la complessità del reale, il suo continuo mutare, il suo inafferrabile «significare».