Figlio di immigrati europei (il padre prussiano, severissimo), fin da bambino si ribella alla rigida educazione familiare. A sedici anni lascia i genitori e vive senza fissa dimora per le strade di Buenos Aires. Lavora come meccanico, imbianchino, operaio portuale, commesso e intanto studia da autodidatta. Poi comincia a collaborare a qualche giornale e infine diventa giornalista a tempo pieno. Il suo primo romanzo, "El juguete rabioso" (Il giocattolo rabbioso) esce nel 1926 ed è la storia più o meno autobiografica della sua adolescenza nella caotica e affascinante Buenos Aires dei primi anni Venti. Tre anni dopo, "Los siete locos" (I sette pazzi) viene esaltato da alcuni come un capolavoro, ma anche bollato da altri come «scritto male». Nel 1931 esce il sequel del romanzo precedente, che ne completa le vicende: "Los lanzallamas" (I lanciafiamme). Esordì come giornalista, ottenendo grande successo popolare (riunì le sue cronache nel volume "Acqueforti di Buenos Aires", Aguafuertes porteñas, 1933). In romanzi e racconti di tono dostoevskiano, e talora quasi kafkiano, seppe interpretare le atmosfere torbide e crudeli, i personaggi disperati e visionari della Buenos Aires degli anni Trenta. Tra i drammi, "L’isola deserta" (La isla desierta, 1938). Nel 2013 Einaudi pubblica "I sette pazzi", in una nuova traduzione di Jaime Riera Rehren. Nel 2014 Sur pubblica "Scrittore fallito".
Come giornalista viene inviato in Brasile e in Spagna (durante la guerra civile). Muore a Buenos Aires nel 1942, per un infarto.
Arlt è riconosciuto come il padre letterario di Ernesto Sabato, Carlos Onetti e di altri grandi scrittori e intellettuali sudamericani. Venne lanciato in italia da Goffredo Fofi e pubblicato da Bompiani negli anni Settanta.