Scrittore italiano, narratore e poeta, nasce nel 1924 a Urbino, dove si laurea in Giurisprudenza nel 1947.
Viene poi assunto dall’azienda Olivetti, dove svolge cariche dirigenziali e inchieste in ambito sociale. Nel 1956 viene promosso a direttore dei servizi sociali della Olivetti, posto che occuperà fino al 1971. ‹‹Passione morale e vocazione politica›› sono per Volponi i connotati salienti di un binomio arte-vita, e quindi di una scelta letteraria, che ha saputo evidenziare verità, contraddizioni e problemi del mondo contemporaneo.
L’esordio come scrittore avviene con due raccolte di poesie in versi: Il Ramarro (1948), raccolta di stampo impressionista ispirata a Pascoli e D’Annunzio; e L'antica moneta (1955), nella quale è già avvertibile la conquista di toni più personali, ispirati a un realismo maggiormente rappresentativo.
Realismo che diventa più rilevante in Le porte dell'Appennino (Premio Viareggio 1960), dove l’infanzia urbinate e l’adolescenza senza scampo e fuga (fino a 26 anni) dal borgo antico, fanno emergere la concretezza della visione di un mondo contadino abbandonato e depresso che si combina con la memoria favolosa di un passato mitico e immobile, ma tuttora operante.
Amicizie importanti come Carlo Bo e Pier Paolo Pasolini favoriscono un itinerario di ricerca espressiva che cresce e si riscatta in volontà di denuncia e di trasformazione della realtà, di cui è luogo emblematico la fabbrica. Approdo quest’ultima di naufraghi snaturati come il protagonista solitario e nevrotico del suo primo romanzo Memoriale (1962), oppure come il tragico inventore suicida del successivo romanzo La macchina mondiale (Premio Strega 1965).
Gli esiti certamente più complessi sono i romanzi Corporale (1974) e Sipario ducale (1975), nei quali l'ottica del narratore si sposta dall'analisi degli stati di coscienza, sia pure in rapporto al problema del normale e del "diverso", a una sorta di recupero di un'oggettività volta a condurre, attraverso le azioni dei personaggi, una lucida analisi del meccanismo sociale.
Ne Il pianeta irritabile (1978) lo scrittore urbinate assume lo schema del romanzo avveniristico, per collocarvi una favola in cui i protagonisti sono degli animali che tentano di tracciare l'immagine di un mondo sconvolto e distrutto dal trionfo dei dogmi del razionalismo.
Con Il lanciatore di giavellotto (1981), in cui il protagonista è un giovane ‹‹lanciatore di sguardi, di desideri, di se stesso››, Paolo Volponi decide di misurarsi direttamente con la storia dei torbidi anni Trenta.
Nell'83 viene eletto al Senato nel collegio di Urbino: il suo impegno parlamentare si interromperà solo nel 1993 per ragioni di salute. Durante quegli anni, diviso tra Milano, Roma e il paese natale, continua a scrivere delle poesie pubblicate in Poesie e poemetti (1980), Con testo a fronte (1986) e Nel silenzio campale (1990).
Nel 1989 lo scrittore ritorna al tema del mondo industriale con il romanzo Le mosche del Capitale, dedicato ad Adriano Olivetti; nel 1991 infine pubblica La strada per Roma.
Paolo Volponi muore ad Ancona il 23 agosto del 1994.