Indro Montanelli è stato il più grande giornalista italiano del Novecento: inviato speciale del «Corriere della Sera», fondatore del «Giornale nuovo» nel 1974 e della «Voce» nel 1994, è tornato nel 1995 al «Corriere» come editorialista. È stato anche saggista e commediografo. Ha scritto migliaia di articoli e una cinquantina di libri, tra cui numerosi libri di storia.
Indro Montanelli nasce e vive i primi anni dell’infanzia a Fucecchio. Sue padre era professore di filosofia al liceo e la madre cattolica, apparteneva alla borghesia locale. Indro si diploma a Rieti al liceo classico e s’iscrive alla facoltà di giurisprudenza, a Firenze, dove aderisce al fascismo attraverso l’organizzazione degli studenti, il Gruppo universitario fascista (GUF). Inizia a nutrire ambizioni giornalistiche e letterarie. Si laurea sia in giurisprudenza nel 1930, con una tesi sulla riforma elettorale fascista, sia in scienze politiche, nel 1932. Sin da ragazzo, Montanelli inizia a soffrire di depressione, un male che lo segnerà per tutta la vita.
Esordisce su «L’Universale», mensile radicalfascista anticapitalista e antiborghese di Berto Ricci, che lo instrada alla carriera giornalistica.
Collabora anche al quotidiano «Il Popolo d’Italia» che nel 1934 gli permette di essere ricevuto in udienza dal duce alla presenza di Galeazzo Ciano, all’epoca capo dell’ufficio stampa di Mussolini. Nel 1934, a Parigi, inizia a scrivere articoli di cronaca nera per il «Paris-Soir» per poi passare come redattore (e in seguito caporedattore) al settimanale «La Nuova Italia» (o L’Italie nouvelle), organo del Fascio locale. Da quest’ultimo viene mandato come corrispondente in Norvegia e da lì in Canada. Gli articoli che Montanelli spedisce dal Canada furono notati da Webb Miller, all'epoca inviato parigino della United Press, che suggerisce all'agenzia di assumerlo. Montanelli inizia a lavorare come apprendista alla sede centrale della UP, a New York.
A metà giugno del 1935 si arruola come volontario e parte per l’Etiopia. Nel 1936 Montanelli riparte volontario per la guerra civile spagnola come corrispondente per il quotidiano romano «Il Messaggero», scrivendo articoli anche per «L'Illustrazione Italiana» e il neonato settimanale «Omnibus» di Longanesi. Le sue posizioni sulla spedizione in Spagna gli creano seri problemi con il regime che man mano abbandonerà. È stato cronista dello scoppio della seconda guerra mondiale, della guerra russo-finlandese e della rivolta d'Ungheria.
Dichiaratamente anticomunista e liberal-conservatore negli anni Settanta entra in rotta di collisione con la contestazione di quegli anni, venendo etichettato come “fascista” e finendo vittima di un attentato da parte delle Brigate Rosse che, nel 1977, gli sparano alle gambe.
Dopo aver lavorato a lungo al «Corriere della sera», fonda «Il Giornale» nel 1974. Nel 1994, è costretto a lasciarlo per dissidi con Silvio Berlusconi, all’epoca azionista di maggioranza. Fonda «La Voce» per poi finire la sua carriera di nuovo al «Corriere».
È autore di una corposa Storia d'Italia (dalla tarda età romana fino alla fine del XX secolo) e altri saggi, spesso insieme a Mario Cervi, e ha scritto noti ritratti, dedicati ai personaggi più o meno famosi incontrati nella sua lunga carriera. Resta fedele tutta la vita alla storica macchina da scrivere Lettera 22. Nel 2018 esce una nuova versione illustrata del suo classico, Storia di Roma, per Rizzoli.