Grazia Deledda è stata una scrittrice italiana, celebre per essere l'unica donna italiana a vincere il Premio Nobel per la Letteratura, conferitole nel 1926. Nata in una famiglia benestante in Sardegna, ricevette un'istruzione limitata, proseguendo da autodidatta e sviluppando presto una passione per la scrittura.
Dopo un esordio come giornalista su delle riviste di moda, iniziò la sua carriera letteraria pubblicando racconti e romanzi ambientati nella sua terra natale, esplorando le tradizioni e i conflitti interiori di una Sardegna arcaica e pastorale. Tra le sue opere più celebri si annoverano Elias Portolu (1903), Cenere (1904), Canne al vento (1913), che le valse la candidatura al Nobel, e La madre (1920), apprezzata in particolare dallo scrittore inglese David Herbert Lawrence.
Tra i suoi ultimi lavori vi è Cosima, quasi Grazia, un romanzo autobiografico rimasto incompiuto, pubblicato postumo. In quest’opera, Deledda narra la sua infanzia e il percorso che l’ha portata a diventare una scrittrice, fornendo uno sguardo intimo sulle difficoltà e le resistenze incontrate in un contesto culturale che limitava le aspirazioni femminili.
La sua produzione letteraria, caratterizzata dall'incrocio continuo di elementi veristi e decadentisti e contraddistinta da una profonda introspezione psicologica, fu spesso incompresa dai suoi contemporanei, soprattutto nella sua terra d'origine, ma ha acquisito nel tempo grande riconoscimento internazionale.