Federico García Lorca è stato un poeta e drammaturgo spagnolo. Studiò legge (1915-18) a Granada, dove si laureò nel 1923. Dal 1919 risiedette soprattutto a Madrid. Oltre a D. Berrueta, professore di storia dell’arte, e al giurista F. de los Ríos, che lo incoraggiarono a pubblicare i primi versi (1917) in un giornale di Granada, e al musicista M. de Falla, che lo riteneva uno dei suoi migliori allievi, a Madrid ebbe molti amici, specialmente tra i frequentatori del centro culturale Residencia de estudiantes: Dalí, Guillén, Buñuel, Alberti, Dámaso Alonso, Cernuda, Aleixandre, Salinas, Diego, insomma tutta la cosiddetta generazione del 1927. Profondamente legato alla terra andalusa, trovò i suoi canali espressivi, oltre che nella poesia e nel teatro, nella musica (con de Falla organizzò un concorso, o «fiesta», del cante jondo, il canto zingaresco della Spagna meridionale) e nella pittura (24 dei suoi disegni, di impronta post-cubista, furono esposti nel 1927). Nel 1928 fondò e diresse «El Gallo», rivista letteraria di Granada, di cui uscirono, nonostante il discreto successo, due soli numeri. Nel 1929-30 fu a New York, come studente della Columbia University, poi a Cuba. Nel 1932 il ministero della pubblica istruzione della repubblica, proclamata l’anno precedente, diede a G.L. e allo scrittore E. Ugarte l’incarico di organizzare un gruppo teatrale universitario, «La Barraca», che, portando i classici nei piccoli centri, doveva contribuire a rinnovare la cultura del paese. Dopo un viaggio in Argentina e in Uruguay, nel febbraio 1936, contribuì, assieme ad Alberti e a Bergamín, a fondare l’Associazione degli intellettuali antifascisti. In luglio ricevette un invito dagli Stati Uniti. Arrestato in circostanze oscure da un gruppo di estrema destra all’inizio della guerra civile, venne fucilato dalla guardia civil. Complessivamente, la creazione lorchiana copre un periodo non superiore ai quindici anni. Dopo un libro di prose, Impressioni e paesaggi (Impresiones y paisajes, 1918), comparve la sua prima raccolta poetica, il Libro di poesie (Libro de poemas, 1921), cui seguirono Canzoni (Canciones, 1927), Romancero gitano (1928, scritto però tra il 1924 e il 1927), Poema del cante jondo (1931), Compianto per Ignazio Sánchez Mejías (Llanto por Ignacio Sánchez Mejías, 1935), Prime canzoni (Primeras canciones, 1936, scritto nel 1922). Altre raccolte sono state pubblicate postume, tra cui Poeta a New York (Poeta en Nueva York, 1940) e i Sonetti dell’amore oscuro (Sonetos del amor obscuro, stampati in edizione completa nel 1984). Fra le opere teatrali ricordiamo: Il malefizio della farfalla (El maleficio de la mariposa, 1919), Mariana Pineda (1925), La calzolaia ammirevole (La zapatera prodigiosa, 1930), Teatrino di Don Cristóbal (Retablillo de Don Cristóbal, 1931), Nozze di sangue (Bodas de sangre, 1933), Yerma (1934), Donna Rosita nubile o Il linguaggio dei fiori (Dona Rosita la soltera o El lenguaje de las flores, 1935), La casa di Bernarda Alba (La casa de Bernarda Alba, 1936). Sono usciti postumi: Il pubblico (El público, 1978) e Commedia senza titolo (Comedia sin título, 1978). Le linee d’ispirazione della poesia di Lorca Nella poesia di G.L. si avvertono, spesso intrecciate e coesistenti, varie linee d’ispirazione e di espressione lirica: la musica e il canto, la sensibilità pittorica e coloristica, la tradizione popolare e la tradizione colta, la lezione di J.R. Jiménez e quella dei classici del secolo d’oro, il surrealismo «spontaneo» delle prime prove e quello «corretto» e già tanto corposo delle prove più mature. Via via una di queste linee sembra prevalere sulle altre, come quella della poesia gitana nel Poema del cante jondo o quella della poesia narrativa nel Romancero gitano, che poi confluirà nella poesia drammatica, ovvero nella forma teatrale vera e propria. Ma occorre stare in guardia contro le facili semplificazioni a cui la poesia di G.L. talora induce il lettore: se, per es., nel Poeta a New York la materia aspra delle ingiustizie sociali e razziali o delle alienazioni e delle contraddizioni della grande metropoli suggerisce allo scrittore una visione franta e concitata di segno chiaramente surrealista, già nei sonetti di altre raccolte, indicate come successive ma spesso coeve, torna persino il visionario gongorismo e forse anche un ricordo vago o men vago di Shakespeare, come nei Sonetti dell’amore oscuro. Poche volte la poesia del Novecento ha mostrato una capacità così forte nel mitizzare il paesaggio, il dato erotico, il luogo comune proposto dal folclore. Nel teatro, alcuni di questi elementi, stilizzati, divengono centrali: il mondo andaluso conferisce una tragicità di sapore arcaico a sentimenti primordiali, come l’onore, la gelosia, l’ansia di maternità (Yerma) o ad antiche consuetudini come l’imposizione della castità (La casa di Bernarda Alba).