Edgar Lee Masters è stato un poeta statunitense. Cresciuto nell’Illinois, visse a Chicago praticando l’avvocatura ma desiderando soprattutto di affermarsi come poeta e di cantare la vita «di quelli che lavorano, dei predicatori, degli atei e di tutti i tipi umani». Nel 1915 pubblicò L’antologia di Spoon River (Spoon River anthology), che ebbe un successo immediato e clamoroso. Nata, come per miracolosa germinazione, dalla lettura degli epigrammi sepolcrali della greca Antologia palatina, Spoon River allinea, in versi appena ritmati, le lapidi del cimitero di una piccola città del Midwest: quasi una microstoria in frammenti dell’America provinciale tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo. Le voci incrociate dei morti che «dormono sulla collina», e che al cenno del poeta si destano dai loro inferni, purgatori, brevi paradisi, smascherano le ipocrisie del potere, le menzogne degli amanti, le angosce dei giusti, per svelare la disintegrazione degli antichi codici morali dietro lo specchio della rispettabilità. Con La nuova Spoon River (The new Spoon River, 1924), M. non riuscì a dare un seguito a quel suo libro unico. Dopo il discusso L’uomo Lincoln (Lincoln the man, 1931) e altre biografie, di Lindsay, di Whitman, di Mark Twain, fu dimenticato. Ma L’antologia di Spoon River è stata accolta anche in Europa da generazioni di lettori con sempre vivo entusiasmo.