(Langres, Alta Marna, 1713 - Parigi 1784) scrittore e filosofo francese. Suo padre, mastro coltellinaio, apparteneva alla solida e devota borghesia artigiana della città. D. studiò presso i gesuiti, dapprima a Langres, poi a Parigi; nella capitale rimase anche dopo aver terminato gli studi, senza tuttavia rassegnarsi a scegliere una carriera. Viveva magramente di traduzioni e collaborazioni editoriali. Nel 1742 sposò Antoinette Champion, merlettaia, di cui fu per tutta la vita sposo distante e infedele. Negli stessi anni conobbe Rousseau e Condillac. Chiamato a collaborare all’Encyclopédie e poi a dirigerla insieme a d’Alembert, egli trasformò un’impresa nata con obiettivi modesti, e per fini soltanto commerciali, in un formidabile strumento di diffusione della cultura illuminista. Nel 1749 fu incarcerato a Vincennes, a causa delle idee irreligiose e materialiste che aveva manifestato in alcuni pamphlets filosofici. Pur angustiato dalle difficoltà e dalle polemiche connesse con la direzione dell’Encyclopédie, riuscì, negli anni successivi, a creare un’opera vasta e varia, che fu pubblicata in larga parte postuma. Nel 1772, terminata la fatica enciclopedica, si recò, su invito di Caterina II, in Russia. L’opera strettamente letteraria di D. comprende 4 romanzi, 2 testi teatrali e alcuni racconti. I romanzi, tutti pubblicati postumi fuorché il primo, sono: I gioielli indiscreti (Les bijoux indiscrets, 1747), opera leggera ed erotica «scritta in quindici giorni per cinquanta luigi», La monaca (La religieuse, 1796), Il nipote di Rameau (Le neveu de Rameau, 1821), ammirato e tradotto da Goethe, e Jacques il fatalista e il suo padrone (Jacques le fataliste et son maître, 1796). Meno apprezzate oggi, ma importanti nella loro epoca, perché furono i primi esempi di dramma borghese, le due pièces Il figlio naturale (Le fils naturel, 1757, rappresentato nel 1771) e Il padre di famiglia (Le père de famille, 1758, rappresentato nel 1761). Le teorie teatrali di D., pubblicate insieme ai drammi (Conversazioni sul «Figlio naturale» e Discorsi sulla poesia drammatica), danno rilievo alla regia e alla mimica, ed ebbero notevole influsso sul teatro posteriore. Non è possibile, comunque, tracciare un confine rigido tra le opere letterarie di D. e quelle scientifiche, filosofiche o storiche, tra le quali vanno ricordate almeno il Supplemento al viaggio di Bougainville (Supplément au voyage de Bougainville, postumo, 1796), manifesto del naturalismo primitivistico, e il Sogno di d’Alembert (Rêve de d’Alembert, postumo, 1830), massima espressione del materialismo diderotiano, il Paradosso sull’attore (Paradoxe sur le comédien, postumo, 1830) e il Saggio sui regni di Claudio e di Nerone (Essai sur les règnes de Claude et de Néron, 1784). Si aggiungano, per completare il panorama della personalità di D., le recensioni ai Salons, che crearono la critica d’arte moderna, le voci scritte per l’Encyclopédie e la vastissima Corrispondenza. Nelle opere teatrali e ne La monaca, D. scelse un livello stilistico medio, destinato a esprimere la verità e la ragionevolezza delle virtù borghesi; per realizzarlo, trasse ispirazione dai romanzi dell’inglese Richardson. Ma nei capolavori della maturità, specie nel romanzo Il nipote di Rameau, superò questi schemi; ispirandosi anche a Sterne, riuscì a creare una narrazione in cui il vero protagonista è il libero movimento delle idee, mentre continuamente vengono rimossi e disgregati i limiti della «ragionevolezza». Il genio di D. è di natura dialogica: attraverso il dialogo egli esprime, in una forma scintillante ed entusiastica, le proprie contraddizioni, e mette in discussione le idee stesse che propaga. Da questa ambiguità nascono la ricchezza e l’attualità della sua opera.