Attore e autore teatrale italiano. Premio Nobel per la Letteratura nel 1997.
Dopo gli studi all’Accademia di Brera e le prime prove di teatro-cabaret (Il dito nell’occhio, 1953), ha scritto, diretto e interpretato testi in cui si fondono felicemente umorismo paradossale, comicità clownesca (derivata dalla tradizione popolare giullaresca e dalla Commedia dell’Arte) e satira politica: Settimo: ruba un po’ meno (1964), Morte accidentale di un anarchico (1971), Ci ragiono e canto (1972), Non si paga, non si paga (1974).
Per i suoi monologhi (da Mistero buffo, 1969 e successivamente ampliato, a Johan Padan a la Descoverta de le Americhe, 1991, e Ruzante, 1995) ha inventato una vera e propria lingua, il grammelot, creativo ibrido dei diversi dialetti dell’Italia settentrionale.
Nei testi successivi ha attenuato l’impronta militante, rivitalizzando la vena comico-farsesca delle prime prove: Quasi una donna-Elisabetta (1985), Il Papa e la strega (1990), Il diavolo con le zinne (1997).
Parallelamente, ha sviluppato un’ampia riflessione sul proprio lavoro che va dal Manuale minimo dell’attore (1987) alla raccolta di articoli, interviste e fogli sparsi di Fabulazzo (1992).
Sempre alla ribalta anche nell’impegno politico e nel sociale, in Il mondo secondo Fo (2007) ripercorre con l’ironia e l’irriverenza di sempre le sue avventure artistiche e civili.
Nel 2017 esce postumo per Guanda il romanzo Il Barbarossa e la beffa di Alessandria.
Nel 1997, a conferma del successo internazionale dei suoi testi, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Il commento degli accademici svedesi è un sunto esemplare di tutto ciò che Fo ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, per il panorama culturale italiano. Il drammaturgo e attore viene considerato «un autore satirico estremamente serio», il cui operato, «seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».
Muore la notte tra il 12 e il 13 ottobre 2016.
«La vita è una meravigliosa occasione fugace da acciuffare al volo tuffandosi dentro in allegra libertà.»