È stato il capofila dei poeti maledetti, definito anche il “poeta visionario”.
Nasce in una famiglia borghese insieme ad altri quattro fratelli; dopo la nascita dell'ultima figlia il padre, già poco presente a causa dei suoi doveri militari, abbandona la famiglia ritirandosi a Digione. Arthur ha solo sei anni e quest'episodio segnerà tutta la sua vita.
Educato dalla madre, e a scuola, secondo gli schemi più tradizionali, emerge per la straordinaria precocità intellettuale e inizia a comporre versi già dall'età di dieci anni.
A sedici anni inizia a rifiutare violentemente tutti gli schemi secondo cui era stato educato, fuggendo continuamente di casa: una delle prime fughe verso Parigi, nel 1860, coincide con la stesura del suo primo poema. Il suo vagabondaggio solitario lo porta sempre più lontano dal suo ambiente familiare, tra alcool, droga, periodi di incarcerazione e viaggi a piedi senza soldi attraverso la Francia in guerra.
Scopre e legge i poeti considerati "immorali", come Baudelaire (che lo influì più di tutti) e Verlaine. Con quest'ultimo instaura una lunga, tormentata storia d'amore che spesso sfocia in violenza.
La sua avventura letteraria dura circa cinque anni e termina appena ventunenne. È in questo momento che torna Charleville dove, nel 1873, Verlaine decide di porre fine al loro legame burrascoso, ferendo Arthur con un colpo di pistola.
Rimbaud abbandona definitivamente la poesia (dopo aver distrutto quanto poteva dei suoi scritti) e inizia una vita avventurosa in giro per il mondo: nel 1874 è un insegnante a Londra, nel 1875 è uno scaricatore di porto a Marsiglia, diviene anche mercenario nelle Indie olandesi e disertore a Giava nel 1876, è poi al seguito di un circo e capomastro a Cipro, per stabilirsi infine come commerciante in Abissinia. Verlaine, pensando che Rimbaud fosse morto, ne pubblica le Illuminazioni nel 1886.
Nel 1891, Rimbaud ritorna in Francia per sottoporsi a cure mediche per un tumore a una gamba, a causa del quale muore in un ospedale di Marsiglia.