(Napoli 1813-76) letterato e patriota italiano. Allievo di B. Puoti, si dedicò all’insegnamento. Arrestato una prima volta nel 1839 per cospirazione, trascorse tre anni in carcere. Nel 1847, dopo aver pubblicato, anonima, la Protesta del popolo delle due Sicilie, dovette rifugiarsi a Malta. Prese parte ai moti del 1848; con la restaurazione borbonica fu nuovamente arrestato e condannato a morte. Commutata questa pena in quella dell’ergastolo, nel 1859 fu avviato alla deportazione in Argentina, ma il figlio riuscì a far dirottare la nave e S. poté riparare in Inghilterra. Tornato in Italia nel 1860, fu professore prima all’università di Bologna, poi a Napoli (1862).Le sue Lezioni di letteratura italiana, apparse tra il 1866 e il 1872, sono opera d’impianto vigoroso e costituiscono la prima ricostruzione della nostra civiltà letteraria secondo l’ottica risorgimentale. La critica di S. risente fortemente del suo appassionato ghibellinismo, che gli consente osservazioni e giudizi polemicamente acuti, ma lo induce a schematizzare lo svolgimento della nostra letteratura sulla sola base del contrasto fra clericalismo e anticlericalismo. L’onestà morale e la forza di carattere dell’uomo trovano efficace espressione nelle memorie, le Ricordanze della mia vita (scritte nel 1875, pubblicate postume nel 1879-80), che si segnalano per lo stile immediato e immune da tentazioni retoriche. Traduttore delle opere di Luciano (pubblicate nel 1861), negli anni di prigionia tra il 1851 e il 1859 scrisse un breve romanzo ambientato nell’antica Grecia, I neoplatonici (postumo, 1977), che per l’argomento erotico omosessuale contrasta singolarmente con l’austera immagine dello scrittore patriota.