(Atene 1891 - Roma 1952) scrittore e pittore italiano. Fratello del pittore Giorgio de Chirico, passò la propria infanzia in Grecia, dove si diplomò in pianoforte e composizione; poi proseguì i suoi studi a Monaco e quindi si trasferì, nel 1910, a Parigi, dove visse per quattro anni. Insieme al fratello frequentò gli ambienti surrealisti legandosi d’amicizia con G. Apollinaire e fondando il movimento musicale del «sincerismo» (1914), che teorizzava una musica «non armonica». Nel medesimo anno pubblicò il poema drammatico Chants de la mi-mort, che inaugurava quel registro onirico e grottesco che sarà tipico della sua opera. Nel 1916 uscì sulla «Voce» Hermaphrodito, una sorta di diario fantastico che alterna prose e versi in italiano e in francese. S. si era, in quegli anni, trasferito a Ferrara, da dove intratteneva rapporti con gli esponenti del movimento dadaista e seguiva il nascere della grande stagione della pittura metafisica con Carrà e de Chirico, partecipando anche all’attività della rivista «Valori plastici». Nel 1925, tornato a Parigi, iniziò la sua carriera di pittore, riproponendo i temi della classicità e della propria infanzia in chiave mitica e surrealistica.Nel ’31, tornato in Italia, dette vita alla rivista «Colonna», legata alla cosiddetta «scuola romana», ma intanto si dedicava sempre più alla letteratura, pubblicando i suoi testi più importanti: dalle novelle di Achille innamorato (1938), alle prose di viaggio di Dico a te, Clio (1939), ai ricordi di Infanzia di Nivasio Dolcemare (1941), che prosegue la rievocazione della Tragedia dell’infanzia (1920). In questi anni collaborò intensamente al settimanale «Omnibus» (per cui scrisse tra il ’37 e il ’39 cronache teatrali, raccolte postume nel volume Palchetti romani, 1982), a riviste come «Prospettive» e «Domus» e al quotidiano «La Stampa». Anche l’attività pittorica fu particolarmente feconda.Nel 1942 pubblicò le autobiografie immaginarie di Narrate, uomini, la vostra storia; nel ’43 le prose di Ascolto il tuo cuore, città e i racconti Casa «La Vita» (cui seguirono, nel ’45, quelli di Tutta la vita), sintesi della tematica di S., sempre oscillante tra la rievocazione fantastica, l’allegoria esistenziale e l’enfatizzazione ludica dei procedimenti della creazione letteraria. Il suo stile, capace di mescolare cadenze classicistiche con calembours e invenzioni surrealiste, rappresenta un caso del tutto unico nella prosa italiana del Novecento. Sono da ricordare ancora, fra i suoi testi teatrali e musicali, i drammi Il capitan Ulisse (1934), Alcesti di Samuele (1949), Emma B. vedova Giocasta (1949) e i balletti Orfeo vedovo (1950) e Vita dell’uomo (1951).