Rainer Maria Rilke è considerato un poeta austriaco pur essendo nato a Praga.
Figlio di un modesto funzionario, fu avviato alla carriera delle armi, ma ben presto abbandonò la scuola militare di Mährisch-Weisskirchen.
Dopo due anni trascorsi a Linz, tornò alla natìa Praga, città bilingue e imprescindibile snodo culturale dell’impero asburgico.
Qui preparò privatamente l’esame di licenza liceale (1895).
La madre seppe riconoscere la vocazione letteraria del figlio, e lo incentivò a coltivarla.
La prima raccolta poetica, Vita e canti (Leben und Lieder, 1894), sarà in un secondo tempo ripudiata dall’autore. Ad essa seguirono Sacrificio ai lari (Larenopfer, 1895), Incoronato di sogno (Traumgekrönt, 1896), Avvento (Advent, 1897).
Dal 1896 al 1899 R. proseguì a Monaco e a Berlino gli studi di letteratura e di storia dell’arte.
Decisivo fu l’incontro con Lou Andreas-Salomé, più anziana di lui di una quindicina d’anni, che era stata amica di Nietzsche e sarebbe divenuta più tardi allieva e collaboratrice di Freud.
In Lou, Rilke trovò sostegno umano e artistico, oltre che una conferma della sua vocazione. A lei è dedicato un diario tenuto a Firenze durante la primavera del 1898, il cosiddetto Florenzer Tagebuch (pubblicato postumo, nel 1942), di grande rilievo per la conoscenza della personalità dello scrittore, in quel periodo influenzata dall’esempio di Nietzsche.
Al 1899 risalgono la raccolta Per la mia gioia (Mir zu Feier) e il racconto lirico Il canto di amore e di morte dell’alfiere Cristoforo Rilke (Die Weise von Liebe und Tod des Cornets Christoph Rilke), opera che segna la piena adesione all’ideale neoromantico e che costituì il primo grande successo di pubblico del poeta. Determinante fu anche l’esperienza di due viaggi in Russia, compiuti nel 1899 e nel 1900 con la Salomé: oltre a un incontro con Tolstoj e la scoperta del misticismo russo, fu la suggestione esercitata dal paesaggio russo a esercitare un influsso potentissimo sulla sua poesia.
Tra il 1899 e il 1903 R. scrisse le tre parti del Libro d’Ore (Das Stundenbuch): Il libro della vita monastica (Das Buch vom mönchischen Leben), Il libro del pellegrinaggio (Das Buch von der Pilgerschaft) e Il libro della povertà e della morte (Das Buch von der Armut und vom Tode).
Vengono poi le Storie del buon Dio (Geschichten vom lieben Gott, 1900-04), ciclo di racconti «narrati ai grandi per i bambini», nel quale R. dà voce alla presenza divina nella vita quotidiana.
Il libro delle immagini (Das Buch der Bilder, 1902, apparso in una nuova edizione ampliata nel 1906) testimonia un'accresciuta, ulteriore padronanza delle sue grandi qualità poetiche.
Nel 1900 R. era entrato a far parte di una colonia di artisti a Worpswede, presso Brema, dove aveva conosciuto la scultrice Clara Westhoff, che sposò dopo pochi mesi. Il matrimonio si rivelerà ben presto fallimentare, e R. si trasferirà a Parigi, dove nel 1905 avrà occasione di incontrare lo scultore Rodin.
R. fu segretario privato di Rodin fino al 1906, quando incomprensioni fra i due segneranno la fine di un sodalizio molto importante per lo sviluppo di Rilke.
Nelle Nuove poesie (Neue Gedichte, 1907 e 1908) la prossimità al milieu artistico è particolarmente evidente.
Il romanzo-diario a sfondo autobiografico I quaderni di Malte Laurids Brigge (Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge, 1910) riassume in sé la documentazione artistica, senz'altro innovativa, di una condizione esistenziale inquieta e non riconciliabile fino in fondo con le istanze di una società borghese.
Una grave crisi interiore, dovuta in gran parte al confronto con la filosofia esistenzialista di Kierkegaard, provocò in R. una nuova fase di inquietudine, che, tra il 1910 e il 1913, lo portò a viaggiare nell’Europa meridionale e nell’Africa settentrionale.
Nel 1911 fu ospite nel castello della principessa von Thurn und Taxis, a Duino, presso Trieste, dove iniziò la prima stesura delle Elegie Duinesi (Duineser Elegien), concluse poi nel 1923 nel castello di Muzot, nel Vallese, dopo la parentesi della guerra, durante la quale R. visse quasi sempre a Monaco. Insieme ai Sonetti a Orfeo (Sonette an Orpheus, 1923) e alla limpida serenità delle liriche dell’ultimo periodo, raccolte postume con il titolo di Poesie estreme (Späte Gedichte), le Elegie rappresentano il culmine della maturità poetica di R., interrotta dalla morte per leucemia sopravvenuta in un sanatorio di Valmont presso Montreux, in Svizzera, dopo terribili sofferenze.
In queste poesie R. si smarca dalla cultura della crisi di fine secolo, per approdare a una nuova e più positiva visione della vita: una visione che considera ancora l’uomo come possibile distruttore del mondo (in quanto mercificatore), ma anche come suo possibile salvatore, quando sappia trasferirlo in un invisibile «spazio interiore», identificato e difeso dal verbo poetico.
La necessità di preservare da ogni minaccia esterna questo spazio interiore era apparsa a R. in tutta la sua drammatica urgenza soprattutto di fronte alla prima guerra mondiale, cui egli aveva assistito con angoscioso sgomento. Le nuove dimensioni della forma e del linguaggio esplorate e fissate da R. esercitarono un influsso determinante sulla poesia, non soltanto tedesca, della prima metà del Novecento.