Martin Scorsese (propr. M. Marcantonio Luciano) è un regista statunitense. Di origini italiane, cresce a Little Italy. Ostacolato nella sua vocazione religiosa (viene espulso dal seminario per l'amicizia con delinquenti di strada), si avvicina al mondo del cinema di cui subisce il fascino sin da ragazzino. Esordisce dietro la mdp con il drammatico Chi sta bussando alla mia porta? (1969, ma l'ideazione risale al 1965) che annuncia le tematiche principali della sua successiva produzione: la predilezione per storie sulla vita violenta dei bassifondi dove prevalgono la fisicità dei personaggi e le loro pulsioni autodistruttive, la costante presenza autobiografica (dall'ossessiva educazione cattolica alle contraddizioni della cultura italoamericana), la sapiente fusione di dialoghi e voci fuori campo, l'ironia dai risvolti inquietanti. Consolidano un successo sempre crescente i drammi crudi e realistici dal sapore autobiografico: America 1929: sterminateli senza pietà (1972), Mean Streets - Domenica in chiesa, lunedì all'inferno (1972) e l'intenso ritratto femminile Alice non abita più qui (1974). Nel 1976 vince la Palma d'oro a Cannes con il film che decreta il suo successo: l'iperrealista e beffardo Taxi Driver, con uno strepitoso R. De Niro testimone della violenza della vita notturna metropolitana. Seguono la nostalgica rilettura del musical New York, New York (1977) con R. De Niro e L. Minnelli e il documentaristico e decadente L'ultimo valzer (1978) sul concerto d'addio dello storico gruppo The Band. Gli anni '80 lo vedono impegnarsi in prima persona in una campagna di sensibilizzazione per la conservazione del film e del colore, che le nuove tecnologie rischiano di inficiare totalmente. Prosegue intanto di successo in successo, spesso coadiuvato dall'amico e attore-feticcio R. De Niro: dal drammatico Toro scatenato (1980) sulla vita del pugile italoamericano Jake LaMotta alla cinica analisi dei mezzi di comunicazione di massa Re per una notte (1983) con J. Lewis, dall'allucinante odissea urbana e notturna di Fuori orario (1985) al visionario L'ultima tentazione di Cristo (1988), boicottato dall'ostracismo cattolico; dall'anomala gangster story sulla mafia Quei bravi ragazzi (1990, Leone d'argento per la miglior regia a Venezia) al cupo e allucinato Cape Fear - Il promontorio della paura (1991), remake dell'omonimo film di J.L. Thompson del 1962, dal dramma in costume L'età dell'innocenza (1993) al patinato ma anticonvenzionale Casinò (1995) con un'ottima S. Stone. Dopo un'incursione nel mondo religioso orientale con il lirico Kundun (1997), sulla figura del Dalai Lama e sul tema universale del potere, ritorna a tematiche più congeniali alle sue corde con il drammatico Al di là della vita (1999) con N. Cage nei panni di un paramedico che gira di notte su un'ambulanza per le vie di New York, e con l'epico affresco Gangs of New York (2002). Con The Aviator (2004) rende omaggio invece al mito di H. Hughes, stravagante e leggendario produttore della Hollywood dell'età dell'oro oltre che pioniere dell'aviazione americana, in un biopic sfarzoso e rutilante, forse un po' soffocato della sua stessa magniloquenza scenografica e narrativa. Nel 2005 realizza il documentario No Direction Home - Bob Dylan, sulla figura dell'inclassificabile artista americano a cavallo degli anni '60, e nel 2006, all'ottava nomination all'Oscar, viene finalmente premiato per la regia di The Departed - Il bene e il male, remake del film hongkonghese Infernal Affairs (2002) di A. Lau e A. Mak: una talpa di Frank Costello, luciferino boss della malavita irlandese, e un poliziotto infiltrato nell'organizzazione mafiosa si scambiano ruoli e morale, in un thriller poliziesco in cui S. ammanta di una cupezza senza speranza i temi tipici del suo cinema. La passione mai sopita per la musica rock e il suo immaginario lo porta quindi a riaffrontare la forma del film-concerto (trent'anni dopo L'ultimo valzer) con Shine a Light (2008), resoconto coreografico ed esplosivo di due concerti dei Rolling Stones realizzati al Beacon Theater di New York nell'autunno 2006. Sperimentatore instancabile, affiancato da un team di collaboratori abituali (T. Schoonmaker al montaggio, D. Ferretti alle scenografie, E. Bernstein alle musiche), di film in film continua a riflettere sul male, sulla morte e sul senso di colpa che pervadono la società americana contemporanea, in un'originalissima visione che fonde le proprie radici religiose, identitarie e culturali con una percezione vivissima, di volta in volta dolente e nevrotica, delle contraddizioni della modernità. Cinefilo appassionato, autore di documentari che ripercorrono la storia del cinema come «memoria condivisa» di un'epoca e di una società (Martin Scorsese - Viaggio nel cinema americano, 1995; Il mio viaggio in Italia, 2001), occasionalmente si è cimentato anche come attore: è ad esempio il nevrotico Van Gogh in un episodio di Sogni (1990) di A. Kurosawa, il cinico manager newyorkese di 'Round Midnight (1986) di B. Tavernier, lo sponsor di un programma televisivo truccato in Quiz Show (1994) di R. Redford."