Il padre (medico) lo avvicinò alla caccia e alla pesca durante le vacanze in Michigan, tra laghi e foreste e seguendolo nelle visite agli ammalati delle riserve indiane, ebbe le prime violente impressioni del dolore e della morte.
Studiò a Oak Park, ma rinunciò all’università per diventare cronista allo «Star» di Kansas City. Fondamentale, nell’aprile 1918, l’esperienza volontaria della guerra, come autista della sanità sul fronte italiano. Nel luglio viene ferito, e questo trauma, l’incontro diretto con la morte, segna la sua vita. Da allora, per esorcizzarla, cercherà spesso il confronto con la violenza e con il rischio. Dal 1921 al 1927 viaggia in Europa come corrispondente di vari giornali, soggiornando a lungo nella Parigi degli espatriati americani, dove conosce Gertrude Stein, Ezra Pound, Fitzgerald e gli altri interpreti della generazione che la Stein definì «perduta». In quegli anni si struttura la sua tecnica narrativa che, partendo da modelli eterogenei, sia letterari (il Mark Twain di Huckleberry Finn, Flaubert e Conrad) sia musicali e pittorici (Cézanne), mira a rendere la «cosa reale», ossia «la sequenza costituita dall’emozione e dall’evento che l’ha prodotta».
Nel 1925 appare Nel nostro tempo (In our time), raccolta di racconti brevi in cui si delinea la figura del giovane eroe uscito dalla guerra, Nick Adams, destinato a ricomparire nella narrativa più tarda. Nel 1926, dopo Torrenti di primavera (Torrents of spring), parodia di Riso nero di Sherwood Anderson, la pubblicazione di Fiesta (The sun also rises) lo consacra scrittore. Del 1929 è Addio alle armi (A farewell to arms), dove alla guerra sul fronte italiano e alla ritirata di Caporetto si contrappone un idillio amoroso, una «pace separata», conclusa, anch’essa, dalla morte. Nel saggio sulla tauromachia come arte del rischio, Morte nel pomeriggio (Death in the afternoon, 1932) e nelle storie di caccia di Verdi colline d’Africa (Green hills of Africa, 1935) lo scrittore entra nelle proprie pagine come personaggio. Dopo la pausa di Avere e non avere (To have and have not, 1937), romanzo breve sul tema del crimine nella società capitalista, appaiono i 49 racconti (The first fortynine stories, 1938) che, nati in tempi diversi, sono esemplari di quell’oggettività, di quella tersa economia che fanno del suo linguaggio narrativo uno dei grandi modelli della prosa novecentesca.
Inviato speciale sui vari fronti della guerra civile spagnola, pubblica nel 1940 Per chi suona la campana (For whom the bell tolls). Del 1950 Di là del fiume o tra gli alberi (Across the river and into the trees), che racconta la seconda guerra mondiale. Nel 1952 Il vecchio e il mare (The old man and the sea), ripensamento del modello epico del Moby Dick di Melville. Nel 1954 gli viene assegnato il Premio Nobel per la letteratura. Stanco e malato, consapevole del declino fisico e dell’impotenza che minaccia il suo destino d’artista, si suicida. Tra i libri apparsi postumi: Festa mobile (A moveable feast, 1964), Isole nella corrente (Islands in the stream, 1970), Il giardino dell’Eden (The garden of Eden, 1986).
Tra le sue amicizie più strette si ricorda Fernanda Pivano, la sua traduttrice di riferimento per le edizioni italiane.
Parzialmente tratto da: Enciclopedia Garzanti della Letteratura