(Londra 1340/45-1400) poeta inglese.La vita Nato da una famiglia originaria di Ipswich, era, nel 1357, paggio alla corte di Edoardo III. Nel 1359, al seguito del re, prese parte alla spedizione in Francia e fu fatto prigioniero. Al suo ritorno a Londra, pur continuando nel servizio di corte, si dedicò agli studi legali. Verso il 1366 sposò una delle damigelle della regina, di nome Philippa. Nel 1369 era di nuovo in Francia con la spedizione guidata dal figlio di Edoardo, il duca di Lancaster. Spesso impiegato in missioni diplomatiche, grazie alla sua preparazione legale, fu in Italia nel 1372-73 per trattare con i mercanti genovesi, e ottenere dai banchieri fiorentini un prestito per la corona inglese. Nel 1378 era a Milano, questa volta allo scopo di assicurarsi l’alleanza dei Visconti contro i francesi.L’esperienza diretta della vita in tre città come Genova, Firenze, Milano e la conoscenza di uomini e opere della cultura italiana modificarono profondamente la poesia chauceriana, fino allora posta sotto il segno del Roman de la Rose e dei suoi epigoni francesi. Controllore delle gabelle sulle lane e sui pellami nel porto di Londra dal 1374 al 1386, Ch. si ritirò poi nel Kent, dove era stato eletto membro del parlamento. Nel 1388 si recò in pellegrinaggio a Canterbury. Dal 1389 al 1391 sovrintendente, con vari incarichi, alle costruzioni reali, fu nominato infine viceintendente forestale del parco di North Petherton (Somersetshire). Risiedette in quella lontana provincia fin quando, un anno prima della morte, tornò a Londra.Le opere minori Le opere di Ch. comprendono Il libro della duchessa (The boke of the duchesse, 1369, prima edizione 1532), poema in distici di ottonari, modellato secondo i canoni francesizzanti della visione allegorica; La casa della Fama (The house of Fame, 1378 ca, prima edizione 1486), poema incompiuto in ottosillabi rimati a coppie, diviso in 3 libri, di impianto allegorico; Il parlamento degli uccelli (The parlement of foules, 1382 ca, prima edizione 1478), poema in stanze di 7 decasillabi, dette strofe «reali», sullo schema tradizionale del sogno allegorico e della «demande d’amour»; Troilo e Criseide (Troylus and Criseyde, 1383-85 ca, prima edizione 1482), poema in strofe «reali», in 5 libri, la cui fonte è il Filostrato di Boccaccio e che può essere considerato il primo vero romanzo in lingua inglese; La leggenda delle donne esemplari (The legende of good women, 1386 ca, prima edizione 1532), poema incompiuto, strutturato secondo la tradizione della visione amorosa, il cui Prologo, giunto in due redazioni diverse, contiene l’elenco delle opere chauceriane andate disperse, come le poesie liriche, balades, roundels, virelays.«I racconti di Canterbury» Agli anni 1386-1400 risale il capolavoro di Ch., I racconti di Canterbury (The Canterbury tales, 1386-1400, prima edizione 1478), raccolta incompiuta di racconti in versi (decasillabi in coppie a rima baciata, dette heroic couplets). L’opera, conservata in 9 frammenti contraddistinti dalle lettere dall’A alla I, comprende 21 racconti completi e 3 incompleti. L’idea di raccogliere una serie di novelle narrate da più personaggi entro un’unica cornice non era nuova nella letteratura medievale europea. A parte il precedente illustre del Decameron (non si ha la certezza assoluta che Ch. conoscesse l’opera di Boccaccio), si può citare la cornice delle Novelle di Giovanni Sercambi. Ma fin dal prologo generale (in cui l’autore riunisce una compagnia di pellegrini diretti al reliquiario di Thomas Becket a Canterbury) è possibile cogliere l’originalità dell’opera nella caratterizzazione dei personaggi e nel quadro composito della vita sociale. Alla descrizione quasi miniaturistica di ogni pellegrino si unisce una rara penetrazione psicologica, che, analizzando minutamente la persona del narratore, prepara il lettore alla peculiare fisionomia del corrispondente racconto. L’atteggiamento del personaggio introduce così la struttura delle novelle, poste tra loro in contrasto drammatico; ciascuna rappresenta una delle forme letterarie medievali, dal fabliau al romanzo cortese e alla sua parodia, dal lai bretone alle leggende dei santi, dalla parabola all’apologo e alla favoletta di animali, dall’omelia alla novella in prosa. Ma, se ogni pellegrino è un individuo ben caratterizzato, egli appartiene nel contempo a una classe sociale, di cui costituisce il rappresentante tipico. I Racconti sono lo specchio di un mondo multiforme e pittoresco, in cui coesistono le più disparate forme di vita.Profilo critico Con Ch. la poesia inglese, isolata, fino allora, in un ambito provinciale e in posizione subordinata rispetto alla francese, si allinea alle grandi letterature occidentali. Versatile, aperto a tutte le forme del sapere, abilissimo nel maneggiare il metro e la lingua, Ch. giunse gradualmente, stimolato da influenze diverse, all’espressione organica dei Racconti di Canterbury. Nelle sue prime opere, ricalcate sui modelli francesi (a loro volta raffinate ma fiacche imitazioni del Roman de la Rose, che Ch. almeno in parte tradusse), è già possibile riconoscere alcune delle caratteristiche della sua arte matura. Nel Libro della duchessa, i convenzionali motivi della corte d’amore, lo scenario stilizzato, il tono troppo scopertamente encomiastico sono riscattati dalla vivacità. Nella Casa della Fama il contenuto è d’ispirazione dantesca, il metro e il tono sono francesi, e altre reminiscenze (Virgilio, il commento di Macrobio al Somnium Scipionis) affiorano qua e là; ma il verso ha un andamento flessibile e sicuro, la vivezza dialogica anticipa quella delle opere maggiori. Completa padronanza dei mezzi espressivi ha ormai nel Parlamento degli uccelli; il linguaggio duttile e vario, sostenuto da un verso magistrale, rivela in Ch. un sicuro istinto per la commedia; notevoli in quest’opera sono gli influssi di Dante e Boccaccio. A quest’ultimo s’ispira il Troilo e Criseide, che include anche echi sapientemente rielaborati di Dante, Petrarca, Ovidio; acuta è la penetrazione psicologica, soprattutto per quanto riguarda Criseide, resa più umana e viva della Criseida boccaccesca (mentre Troilo è ancora il prototipo del cavaliere di corte). Con la Leggenda delle donne esemplari, raccolta piuttosto noiosa, si ritorna all’imitazione dei poeti francesi; solo nel prologo la vivacità descrittiva e il sapiente uso delle immagini e del metro riescono a dare nuova vita alla materia tradizionale.Ben diverso uso delle fonti è nell’opera maggiore. Dante, nel suo pellegrinaggio oltremondano, viene a contatto con tutte le condizioni sociali e con ogni specie di carattere; allo stesso modo, nei Racconti di Canterbury è rappresentato tutto il mondo contemporaneo. A comporre il grande quadro intervengono le sfumature più diverse, dal patetico all’umoristico, dal burlesco al giocoso, dal grottesco al satirico, dal tragico all’ironico, dal salace al licenzioso, al devoto, all’edificante. Ma, a differenza di Dante, Ch., che rifugge istintivamente dalle speculazioni metafisiche, non può collocare il suo poema in una dimensione diversa da quella terrena e quotidiana. Indiscusso maestro della letteratura medievale, Ch. seppe dare alla sua commedia umana una straordinaria pienezza di vita, creando pressoché dal nulla la tecnica del verso inglese e tracciando una grandiosa sintesi della vita del suo tempo in chiave realistico-borghese.