(Röcken, Lützen, 1844 - Weimar 1900) filosofo e scrittore tedesco. Appassionato cultore di musica e di filologia classica, nel 1868 conobbe a Lipsia R. Wagner, ricevendone un’impronta profonda, ben avvertibile nelle sue prime opere: La nascita della tragedia dallo spirito della musica (Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik, 1872) e le Considerazioni inattuali (Unzeitgemässe Betrachtungen, 1873-76), che assegnano alla musica wagneriana il compito di recuperare una civiltà tragica. Nel 1879 condizioni di salute precarie spinsero N. ad abbandonare l’insegnamento nell’università di Basilea e a cercare sollievo in località climatiche in Svizzera e in Italia. Nondimeno, quelli che seguirono furono anni di intensa produzione intellettuale: da Umano, troppo umano (Menschliches, Allzumenschliches, 1878) a La gaia scienza (Die fröhliche Wissenschaft, 1882), da Così parlò Zarathustra (Also sprach Zarathustra, 1883-85), libro della maturità, cruciale sia dal punto di vista dell’evoluzione del pensiero di N. sia dal punto di vista letterario, ad Al di là del bene e del male (Jenseits von Gut und Böse, 1886), da Per una genealogia della morale (Zur Genealogie der Moral, 1887) a Il caso Wagner (Der Fall Wagner, 1888). Dopo il primo manifestarsi della pazzia (a Torino nel 1889), forse conseguenza di una malattia venerea, N. continuò a vagare da una clinica all’altra, fino alla morte. Lasciava diversi scritti inediti (Ecce Homo, 1908; L’Anticristo, Der Antichrist, 1894), nonché una massa di appunti e di abbozzi di un libro mai compiuto, La volontà di potenza (Die Wille zur Macht), pubblicati nel 1906 dalla sorella Elisabeth con tagli e manipolazioni tendenti a forzare il pensiero di N. in senso nazionalistico e antisemita, e restituiti alla originaria integrità dalla edizione critica di G. Colli e M. Montinari (1972). Parallelamente alla produzione in prosa - sia saggistica sia aforistica - N. sviluppò quella poetica, che comprende prose ritmiche e strofe rimate, presenti in gran parte dell’opera nicciana. Ricordiamo i Canti del principe Vogelfrei (Lieder des Prinzen Vogelfrei) compresi nella Gaia scienza, i Ditirambi di Dioniso (Dyonisos-Dithyramben, 1891), in cui spicca l’ampio periodare - parodia dello stile biblico - rotto da immagini liriche o da fulminee sentenze, e le poesie postume.Tutti i principali concetti elaborati da N. hanno avuto larga divulgazione al di fuori del campo strettamente filosofico: basti pensare alla distinzione - nell’arte - dei due principi, dionisiaco e apollineo, armonizzati nella tragedia greca, o alla polemica contro il razionalismo che, in quanto postula un ordine oggettivo, perfettamente conoscibile, non modificabile dall’uomo, priverebbe di ogni significato l’azione storica. Diffusione vastissima in ogni ambito hanno avuto poi espressioni quali «morte di dio», «volontà di potenza», «superuomo»: con la prima si intende la fondazione nell’uomo stesso, attraverso la «genealogia della morale», di tutti i valori e in primo luogo della responsabilità della propria esistenza; volontà di potenza è allora, in questo contesto, il continuo porsi e nello stesso tempo l’autosuperarsi incessante che stanno in luogo dell’essere totalmente dispiegato e sempre presente della filosofia precedente, e superuomo (o, più esattamente, «oltreuomo») è colui che assume su di sé consapevolmente il compito di questo autosuperamento. Al di là delle esasperazioni irrazionalistiche, la disperata personalità e l’opera frammentaria e geniale di N. sono soprattutto da vedere come presagio poetico (espresso sul piano formale in modi di nuovissima, balenante inquietudine) di una tragica crisi e di un profondo rivolgimento della cultura europea.