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Anno edizione: 2014
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Una storia di crudeltà, umiliazione, tradimento e vendetta.
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Ho terminato la lettura di Ho sposato un comunista. Che bellezza! Ci sono pagine bellissime. Le prime venti pagine andrebbero lette a scuola. L’intero romanzo, la sua struttura, l’incedere del racconto, le riflessioni sulla vita, la politica, le persecuzioni politiche, la caducità, l’effimero, la vanità sono vere e proprie lezioni. Romanzo che ti fa pensare su ciò che siamo, su come la vita possa riservarti di tutto, su come la violenza politica e la stupidità possano distruggerti. Sugli inganni e sulle illusioni. È proprio vero: le stelle sono indispensabili.
Uno spaccato della fragile situazione che caratterizzava gli Stati Uniti, patria della democrazia, negli anni '50: siamo in pieno maccartismo, le vicende vengono raccontate dal punto di vista di Murray, che ripercorre la vita del fratello Ira, un sindacalista marito di una ex diva del cinema. La genialità di Philip Roth si avverte in tutte le pagine, insieme al suo bizzarro guizzo creativo, che ha sempre contraddistinto le sue opere, fondendo fantasia e realismo.
Splendido affresco settoriale degli USA negli anni del maccartismo affamato di vittime da immolare. Il settore della società selezionato è quello meglio conosciuto da Roth: l'ambiente degli intellettuali liberal della East Coast, alcuni dei quali mostrano la tendenza a scivolare verso una sponda apertamente socialista, ma la maggior parte dei quali predilige una breve e occasionale militanza politica nella sinistra estrema, per poi riabbracciare posizioni borghesi. Lo stesso protagonista, Ira Ringold, rievocato per 300 pagine dalla memoria del fratello Murray ma mai parlante in prima persona nel testo, nonostante la graniticità delle proprie convinzioni, mostra la "colpevole" tendenza all'imborghesimento, col suo repertorio di case, mogli, amanti e sete di affermazione sociale. Ed è proprio il fallimento di questa parabola a farne una figura così tragica. Semplicemente stupendi i due monologhi nei quali le sue certezze vengono ferocemente demolite da due ex commilitoni, Goldstine (cap. 3) e Leo (cap. 6): sono due momenti di altissima letteratura, da soli in grado di riconciliare chiunque col potere della scrittura umana all'inizio del quinto millennio della sua storia.
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