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Ho sposato un comunista
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Ho sposato un comunista - Philip Roth - copertina
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Ho sposato un comunista

Descrizione

Una storia di crudeltà, umiliazione, tradimento e vendetta.


Negli anni Cinquanta Iron Rinn, attore radiofonico e attivista sindacale, sposa Eve Frame, una bella e ricca ex diva del cinema muto. Lui è di estrazione proletaria, lei ha pretese snobistiche, e il matrimonio è destinato a fallire. Cosi, quando Eve rivela a un giornale che suo marito è una spia dell'Unione Sovietica, il dramma privato diventa scandalo nazionale.
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Dettagli

2014
Tascabile
29 aprile 2014
350 p., Brossura
I married a communist
9788806220020

Valutazioni e recensioni

Antonio Nastasi
Recensioni: 5/5
romanzo da leggere

Ho terminato la lettura di Ho sposato un comunista. Che bellezza! Ci sono pagine bellissime. Le prime venti pagine andrebbero lette a scuola. L’intero romanzo, la sua struttura, l’incedere del racconto, le riflessioni sulla vita, la politica, le persecuzioni politiche, la caducità, l’effimero, la vanità sono vere e proprie lezioni. Romanzo che ti fa pensare su ciò che siamo, su come la vita possa riservarti di tutto, su come la violenza politica e la stupidità possano distruggerti. Sugli inganni e sulle illusioni. È proprio vero: le stelle sono indispensabili.

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 Alex
Recensioni: 5/5
Uno spaccato

Uno spaccato della fragile situazione che caratterizzava gli Stati Uniti, patria della democrazia, negli anni '50: siamo in pieno maccartismo, le vicende vengono raccontate dal punto di vista di Murray, che ripercorre la vita del fratello Ira, un sindacalista marito di una ex diva del cinema. La genialità di Philip Roth si avverte in tutte le pagine, insieme al suo bizzarro guizzo creativo, che ha sempre contraddistinto le sue opere, fondendo fantasia e realismo.

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Angela Santonocito
Recensioni: 4/5

Splendido affresco settoriale degli USA negli anni del maccartismo affamato di vittime da immolare. Il settore della società selezionato è quello meglio conosciuto da Roth: l'ambiente degli intellettuali liberal della East Coast, alcuni dei quali mostrano la tendenza a scivolare verso una sponda apertamente socialista, ma la maggior parte dei quali predilige una breve e occasionale militanza politica nella sinistra estrema, per poi riabbracciare posizioni borghesi. Lo stesso protagonista, Ira Ringold, rievocato per 300 pagine dalla memoria del fratello Murray ma mai parlante in prima persona nel testo, nonostante la graniticità delle proprie convinzioni, mostra la "colpevole" tendenza all'imborghesimento, col suo repertorio di case, mogli, amanti e sete di affermazione sociale. Ed è proprio il fallimento di questa parabola a farne una figura così tragica. Semplicemente stupendi i due monologhi nei quali le sue certezze vengono ferocemente demolite da due ex commilitoni, Goldstine (cap. 3) e Leo (cap. 6): sono due momenti di altissima letteratura, da soli in grado di riconciliare chiunque col potere della scrittura umana all'inizio del quinto millennio della sua storia.

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Philip Roth

1933, Newark, New Jersey

Philip Roth (Newark 1933 - Manhattan 2018) è stato uno scrittore statunitense. Figlio di ebrei piccolo-borghesi rigorosamente osservanti, ha fatto oggetto della sua narrativa la condizione ebraica, proiettata nel contesto urbano dell’America dell’opulenza. I suoi personaggi appaiono vanamente tesi a liberarsi delle memorie etniche e familiari per immergersi nell’oblio dell’attualità americana: di qui la violenta carica comica, ironica o grottesca, che investe anche le loro angosce. Dopo un primo, felice romanzo breve, Addio, Columbus (1959), e i meno incisivi Lasciarsi andare (1962) e Quando Lucy era buona (1967), Roth ha ottenuto la celebrità con Lamento di Portnoy (1969).Dopo Il grande romanzo americano (1973, riedito in Italia da Einaudi nel...

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