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Recensioni Hikikomori. Il re escluso

Hikikomori. Il re escluso di Alessandro Locati, Sara Mignolli
Recensioni: 5/5
Hikikomori in giapponese significa “stare in disparte”. Così viene chiamato chi abbraccia la scelta radicale di ritirarsi dalla vita sociale, isolandosi nella propria stanza. Il protagonista di questa storia non ha un’infanzia traumatica. È brillante, amato dalla famiglia, stimato dagli insegnanti, pieno di amici. Felice. Nulla potrà mai far vacillare il Grande Destino, la promessa di una vita ricca di successi che, ne è certo, gli spetta di diritto. Finché un cambiamento non rende il suo passo incerto, al punto di paralizzarlo. Frutto di una ricerca accurata e di un contatto diretto degli autori con i ragazzi, questo libro nasce dall’esigenza di raccontare un vissuto che aiuti a fare luce su un disagio dalle radici profonde. Un deragliamento progressivo che ha origine nel timore del giudizio, del fallimento, e che sfocia lentamente nell’abbandono scolastico, nel rifiuto dell’altro, fino alla negazione stessa del proprio essere al mondo. Una riflessione profonda che allarga lo sguardo alla nostra società, alla famiglia e alla scuola, indagando le difficoltà del confronto con se stessi e della competizione con gli altri. “Il Grande Destino era in atto e io pensavo che sarebbe stato un crescendo di successi. Non volevo deludere nessuno.” Hikikomori in giapponese significa “stare in disparte”. Così viene chiamato chi abbraccia la scelta radicale di ritirarsi dalla vita sociale, isolandosi nella propria stanza. Il protagonista di questa storia non ha un’infanzia traumatica. È brillante, amato dalla famiglia, stimato dagli insegnanti, pieno di amici. Felice. Nulla potrà mai far vacillare il Grande Destino, la promessa di una vita ricca di successi che, ne è certo, gli spetta di diritto. Finché un cambiamento non rende il suo passo incerto, al punto di paralizzarlo. Frutto di una ricerca accurata e di un contatto diretto degli autori con i ragazzi, questo libro nasce dall’esigenza di raccontare un vissuto che aiuti a fare luce su un disagio dalle radici profonde. Un deragliamento progressivo che ha origine nel timore del giudizio, del fallimento, e che sfocia lentamente nell’abbandono scolastico, nel rifiuto dell’altro, fino alla negazione stessa del proprio essere al mondo. Una riflessione profonda che allarga lo sguardo alla nostra società, alla famiglia e alla scuola, indagando le difficoltà del confronto con se stessi e della competizione con gli altri. “Il Grande Destino era in atto e io pensavo che sarebbe stato un crescendo di successi. Non volevo deludere nessuno.”   )
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