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L'intento di questo studio è quello di riconsiderare in blocco la produzione giovanile di Italo Svevo non più in quanto premessa - lontana quanto immatura - del geniale exploit della Coscienza di Zeno, ma come espressione di un originale progetto culturale e letterario, costruito nel confronto con la grande crisi culturale dell'Europa di fine secolo.Il lavoro consiste in una compiuta disamina del percorso critico e intellettuale attestato negli articoli per «L'Indipendente» e nei saggi inediti, quindi in una rilettura di Una vita e Senilità in quanto romanzi «stratificati», cresciuti cioè in una relazione di «dialogo» stretto e vitale con i modelli della grande narrativa francese, tedesca e russa dell'Ottocento.Per questa via si delineano i tratti di una fisionomia in parte inedita dello scrittore triestino, non «dilettante» come i suoi personaggi di romanzo ma al contrario «lettore» accanito e sistematico, aperto su un orizzonte internazionale di tendenze e di prospettive filosofico-scientifiche e letterarie; quindi «teorico» e sperimentatore coerente di soluzioni tecniche e formali volte a inquadrare la fine del personaggio-eroe e il nuovo tormento etico della scrittura. «Autore», infine, impegnato ad istituirsi come tale attraverso un percorso formativo rigoroso e tenace, e intenzionato a giocare la propria chance nella contraddittorietà di un contesto scoraggiante, fra arretratezza della società letteraria italofona, nuove mode dell'industria culturale, e derive ideologiche di massa, destinate a sboccare nei movimenti sovversivi e bellicisti del nuovo secolo. Sarà il fallimento di quell'ambizioso progetto, sanzionato dall'accettazione di un obbligo morale di rinuncia al ruolo pubblico di letterato, ad aprire poi la strada a una tattica nuova e sofisticata di autodifesa dello spazio della ricerca nelle scritture familiari e private, in attesa di una prova estrema, di un'occasione «miracolosa», che sarà costituita da " La coscienza di Zeno".
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