Al commissariato di Terrasini-Cinisi è in corso una guerra. Contro la malavita, visto che gli omicidi si susseguono? Niente affatto: contro la vile mano anonima che continua a disseminare di 800A i muri del paese, in barba a tutte le telecamere di sicurezza. È questo il cruccio principale del commissario Saverio Mineo (oltre a sua moglie, naturalmente). Ma se fosse tutto qui, forse gli resterebbe un po’ di tempo per la sua attività principale, leggere la «Gazzetta dello Sport». E invece, una nuova ondata di delitti sembra scatenarsi apposta per rovinargli le giornate: tre omicidi che richiedono indagini rischiose, con la comparsa sulla scena di un gallo da combattimento assai aggressivo e, in un altro caso, addirittura di un vampiro. Tra un imprescindibile acquisto di scamorze e una visita al bar per rievocare storie di eccentriche glorie del calcio, il commissario riesce comunque a inchiodare i colpevoli, grazie al suo udito prodigioso e all’ormai leggendaria distrazione creativa che gli fa trovare il bandolo della matassa mentre pensa ad altro. Ma questo imbrattatore di muri che lo perseguita lo fa sudare, e sembra sfuggirgli dalle mani. Saverio Mineo, che è stato definito «l’anti-Montalbano», è il più esilarante e umano antieroe del giallo italiano: svogliato, insofferente, iracondo e pavido, oltre che un po’ ipocondriaco, ma capace di capire le persone, le loro debolezze e i loro difetti, perché li condivide. È questo a fare di lui un investigatore migliore di quanto chiunque si aspetti. Ed è per questo che le sue avventure divertono, appassionano e restano nel cuore)
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