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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2021
Libro vincitore del Premio Chiara 2022, dell'Orbetello Book Prize 2002 e finalista al Premio Campiello 2022
Libro candidato da Francesco Piccolo al Premio Strega 2022
C'è in questo libro l'invenzione di una forma, felicissima e leggera: il racconto in fiore, dove ogni uomo si staglia come un albero, a braccia aperte sotto il cielo. Una ramificazione di storie, intrecciate come l'edera, antiche come il grano, contorte e nodose e belle come i tronchi di olivo. Imparando a leggere le piante forse si scorgono le donne e gli uomini così come sono, nel ciclo spontaneo della loro natura, contraddittoria e vitale. Entrate sotto l'ombra dei rami in fiore: qui ci siete voi.
«Antonio Pascale alza lo sguardo (anche il nostro di lettori) verso gli alberi e verso gli uomini e le donne, ma restando un appassionato di vita e di terra, perché ha trovato, da scrittore, una sintonia narrativa con l'esistenza, una dolcezza profonda nelle domande e nelle risposte. Una leggerezza che non è mai superficiale o mondana perché continuamente guarda il senso, lo cerca, ma arrivando a un centro solido che sembra un'accettazione profonda delle contraddizioni e degli sbagli, di tante insensatezze e rami spezzati» – Annalena Belini, Il Foglio
«Un racconto omogeneo che Pascale governa con una scrittura divagante, frammentata, disgressiva, tessendo una vera e propria ragnatela di microazioni e macroazione al centro della quale ci sono temi come l'amore, le scelte, la libertà, la felicità, il dolore, l'abbandono, la solitudine, la vergogna, l'inadeguatezza, la vita e la morte» – Generoso Picone, Il Mattino
Negli anni ho cominciato a pensare che qualunque strada si possa intraprendere per la felicità, questa debba necessariamente passare per una pineta. Una pineta da attraversare e un mare da raggiungere.
Cosa racconta questo libro? Di un uomo che più vive più dimentica, più desidera più si abbatte, più legge e apprende, più si ritrova confuso e impaurito: un po' come tutti. Per questo cerca qualcosa di stabile, dei punti di orientamento ben visibili. Solo che lui, a differenza di tanti, si rivolge alle piante, costruendo una sorta di romanzo atipico, in cui ogni puntata è come un viaggio (nell'infanzia, nel tempo, con le donne). In fondo, queste magnifiche creature sono qui da molto prima di noi e saranno le ultime a morire. Le piante sono dei fari, racchiudono simboli millenari, essenziali, nitidi. Riescono a sfidare le avversità e quindi ci offrono un modello di resistenza, perché con tenacia mettono in mostra la potenza delle contraddizioni: il desiderio di vivere e amare (espresso dal ciliegio) che può procurare frustrazione e insicurezza; la forza (della quercia) che ci può abbandonare all'istante, buttandoci nello sconforto; la democrazia come processo di adattamento tra profondità e superficie (l'olivo); la necessità di un rito di passaggio (grano), di un viaggio che comprenda una morte per rinascere. Questo libro è un oroscopo, un sismografo, una macchina del tempo, oltre che una sorta di botanica dei sentimenti. D'altra parte le piante sono uno strumento d'eccezione per affrontare la nostra misteriosa, divertente, intricata natura: somigliano a noi più di quanto avremmo mai creduto. Al mondo esistono gli esperti di piante ed esistono gli scrittori: poi esiste Antonio Pascale, appassionato conoscitore della natura, uno dei narratori più apprezzati della sua generazione. Come nessun altro sa interrogare gli alberi, ascoltandone la storia e l'intrinseca bellezza.
Proposto da Francesco Piccolo al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Candido La foglia di fico di Antonio Pascale (Einaudi) perché è un libro miracoloso per la capacità di alzare lo sguardo e sciogliere la conoscenza di alberi e piante in un (auto)ritratto dell'esistenza, in una tensione narrativa commovente e comica, in una forma originalissima, e con personaggi impossibili da dimenticare: la complessità inafferrabile della ragazza spinosa, con cui non avremo mai il coraggio di fuggire perché le radici sono più forti di tutto; o la figura del padre, al quale si riconosce la capacità di offrire tutta la sua saggezza, non solo botanica, e quindi tutti i mezzi che questo libro utilizza per comprendere il mondo. La foglia di fico non è una storia sentimentale ma possiede invece, e restituisce, il sentimento per la fragilità degli esseri umani nello strazio del tempo che passa. Pascale accoglie questo tempo, lo rielabora con sapienza e umanità, tra terra e cielo, e alla fine ci si è dimenticati di aver avuto a che fare con un libro, ma si è certi di aver avuto a che fare direttamente con la vita.»
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