Regista, sceneggiatore e attore italiano. Diplomato all’Accademia d’arte drammatica, dopo una proficua permanenza a Parigi (1949) con il gruppo cabarettistico dei Tre Gobbi, al fianco di V. Caprioli e di A. Bonucci, lavora come regista e attore nel teatro leggero. Al cinema, dopo un paio di pellicole in Brasile, scopre U. Tognazzi attore completo in Il federale (1961), amara demolizione di un tronfio ufficialetto fascista vittima della Storia, e offre spunti di riflessione sull’Italia del boom, in particolare con La voglia matta (1962) e Le ore dell’amore (1963). Spesso attore nei film propri e altrui, con personaggi vanesi e melliflui, il S. regista sembra non prendersi troppo sul serio, giocando la carta dell’intrattenimento fine a sé stesso (Slalom, 1965) o dell’adattamento teatrale di facile consumo (Ti ho sposato per allegria, 1967, da N. Ginzburg): non mancano titoli più curiosi, come l’apologo fantapolitico, raro nel cinema italiano, Colpo di stato (1969) o l’amarcord rivistaiolo Basta guardarla (1970). Il sodalizio con P. Villaggio produce, oltre all’anonimo sfruttamento di alcune sue maschere (Professor Kranz tedesco di Germania, 1978) uno dei personaggi più «sociologicamente densi» e remunerativi del nostro cinema, l’impiegato sempre schiaffeggiato dalla vita di Fantozzi (1975) e Il secondo tragico Fantozzi (1976). Impegnato in farse innocue nei primi anni ’80 (Vieni avanti cretino, 1982), si congeda dal cinema con un piccolo film, Quelli del casco (1988), che cerca di sintonizzarsi con fatica sul mondo giovanile.