Alberto Sordi è stato un attore e regista italiano. Comincia a recitare a metà degli anni ’30 dividendosi fra l’avanspettacolo, il teatro di rivista e piccole comparse al cinema (dà la voce a Ollio/O. Hardy). Il primo film da coprotagonista è I tre aquilotti (1942) di M. Mattòli, anche se negli anni ’40 i maggiori successi gli vengono dal teatro leggero e dalla radio, medium nel quale S. sperimenta e costruisce una galleria di personaggi che porterà infinite volte e con grande successo al cinema, ritraendo un uomo banalmente medio la cui apparente cattiveria nasconde una malcelata ingenuità, un cialtrone sostanzialmente vigliacco, uno sbruffone succube delle circostanze, un individuo in bilico fra la tragedia e la farsa. F. Fellini si accorge del suo immenso talento e lo chiama a interpretare il meschino divo dei fotoromanzi di Lo sceicco bianco (1952) e il nullafacente Alberto in I vitelloni (1953). La consacrazione definitiva arriva con Un americano a Roma (1954) di Steno, in cui S. interpreta Nando Moriconi detto «l’americano» (personaggio già proposto in un episodio di Un giorno in pretura, 1953, dello stesso Steno), grottesco manifesto dell’utopistico provincialismo italiano. Grazie ai tanti volti della sua maschera attoriale e alla fortunata collaborazione con lo sceneggiatore R. Sonego, diventa in breve il principale artefice del successo della commedia all’italiana, recitando in numerosissimi film che compongono un mosaico nel quale si riflette l’Italia di questi anni. Nel 1959 è nelle commedie Il vedovo di D. Risi e Il moralista di G. Bianchi, oltre a mostrare il suo lato più dolente in La grande guerra di M. Monicelli; seguono altri successi in commedie e film più sofferti come Tutti a casa (1960) di L. Comencini, Una vita difficile (1961) di D. Risi, Mafioso (1962) di A. Lattuada, Il maestro di Vigevano (1963) di E. Petri, Il boom (1963) di V. De Sica, Detenuto in attesa di giudizio (1971) di N. Loy e Lo scopone scientifico (1972) ancora di Comencini. Nel 1966 debutta alla regia con Fumo di Londra, cui seguono numerose altre prove non sempre all’altezza della bravura del S. attore. Pur insistendo sulle tonalità istrioniche che hanno costruito il suo successo e la sua grandezza, come dimostra ad esempio con i toni fermamente grotteschi di Un borghese piccolo piccolo (1977) di M. Monicelli, dal romanzo di V. Cerami, nella seconda parte della carriera (dalla seconda metà degli anni ’70 in poi) S. sfronda il suo cinema dalla cattiveria descrittiva e dalla satira feroce, per assumere invece irrisolti toni moralisti e atteggiamenti piattamente paternalistici quali quelli che emergono in film come Un tassinaro a New York (1987), Nestore, l’ultima corsa (1994) e Incontri proibiti (1998), tutti da lui diretti. Resta comunque l’importanza decisiva di un artista che, come pochi, ha saputo raccontare l’Italia del secondo Novecento riuscendo a specchiare e influenzare i molti vizi e le poche virtù dell’italiano comune.
Fonte immagine: copertina del volume Caro Alberto. Le lettere ritrovate nell'Archivio Sordi, di Alberto Crespi - Laterza, 2023