Attore statunitense. Passa una giovinezza di stenti e mestieri precari e d'istinto arriva ai corsi del celebre Actor's Studio, dove impara a controllare la sua fisicità irruente ottenendo, dopo gli esordi in teatro, una parte al fianco di P. Newman nel pugilistico Lassù qualcuno mi ama (1956) di R. Wise. Nel 1960 si arruola nel gruppo di pistoleros-mercenari di I magnifici sette di J. Sturges e nel 1963 primeggia da protagonista in La grande fuga, ancora di Sturges, in cui impone definitivamente il suo personaggio tutto azione e maschera da duro. Asciutto e scattante in un'epoca non ancora di fitness ed eroi muscolari, aggiunge una serie di sfumature ai suoi adrenalinici personaggi trovando un giusto equilibrio fra azione pura e recitazione fino a raggiungere uno stile ancora imitato dai divi delle generazioni successive. Sono quasi tutti riusciti i suoi ruoli ulteriori, dal giocatore professionista di poker di Cincinnati Kid (1965) di N. Jewison al marinaio guerriero di Quelli della «San Pablo» (1966) di R. Wise. Bullit (1968) di P. Yates, è un capostipite del poliziesco metropolitano, con celebri sequenze di inseguimento in macchina, che lo vede sbirro solitario e amareggiato per quanto votato al dovere. In Papillon (1973) di F.J. Schaffner è l'eroe in fuga dall'atroce colonia penale della Cajenna, mentre nel 1974 ha ancora un ruolo a rotta di collo nei panni del pompiere accorso nel grattacielo in fiamme di L'inferno di cristallo di J. Guillermin e I. Allen. Con il malinconico cowboy di Tom Horn (1980) di W. Wiard, chiude prematuramente la sua carriera di ventotto film stroncato da un cancro. Nell'immaginario collettivo spesso i suoi personaggi si confondono con la sua figura di attore, assurta a simbolo di una «vita spericolata» in una celebre e fortunata canzone di V. Rossi.