Marcello Mastroianni è stato un attore italiano. Si accosta al teatro ancora da studente e nel 1948 è notato da L. Visconti, che lo vuole protagonista dell'allestimento di Un tram chiamato desiderio, da T. Williams, e di diversi ulteriori lavori, preminenti rispetto agli esordi cinematografici cominciati con la piccola parte di un rivoluzionario in I miserabili (1947) di R. Freda. I ruoli immediatamente successivi lo vedono giovanotto seducente e gentile (Una domenica d'agosto, 1950; Le ragazze di piazza di Spagna, 1952, entrambi di L. Emmer) in attesa di tarare una promettente caratura drammatica con C. Lizzani in Cronache di poveri amanti (1953) e con L. Visconti in Le notti bianche (1957), da F. Dostoevskij, in cui dà vita a uno dei più struggenti eroi malinconici del grande scrittore russo prestati allo schermo. L'anno dopo si innesta a perfezione nell'improbabile quintetto di scalcinati scassinatori di I soliti ignoti di M. Monicelli, anche se il passaggio a volto-simbolo arriva nel 1960, quando con F. Fellini e La dolce vita si avviano una amicizia e un sodalizio artistico trasferito nel personaggio di quel «Marcellino» destinato a diventare l'alter-ego prediletto del maestro riminese e che nel 1963, con il nome di Guido, incarnerà il massimo dell'estro felliniano nel capolavoro di Otto e mezzo. Intanto molti altri personaggi vivono dei toni garbati eppure così incisivi che M. riesce apparentemente senza sforzo a imprimere loro. È il caso del dongiovanni in realtà impotente di Il bell'Antonio (1960) di M. Bolognini, dall'omonimo romanzo di V. Brancati, oppure del barone Fefé Cefalù, uxoricida impunito di Divorzio all'italiana (1961), altro felicissimo momento di simbiosi della personalità dell'attore con quella del regista, il talentoso P. Germi. La corrispondenza artistica e umana si realizza anche con M. Ferreri in varie opere a partire dal poco noto Break-up - L'uomo dei palloni (1965) seguito da La cagna (1972) e soprattutto da La grande abbuffata (1973), film scandaloso e ancora atipico a dispetto degli anni, nella cui grottesca vicenda di cibo, sesso e morte, M. trova particolare ispirazione. Celebri anche i suoi duetti con S. Loren, cominciati con Peccato che sia una canaglia (1954) di A. Blasetti e proseguiti fra gli altri con Ieri, oggi, domani (1963) e I girasoli (1969) entrambi di V. De Sica, La moglie del prete (1970) di D. Risi e Una giornata particolare (1977) di E. Scola. Specialmente in quest'ultima pellicola si esprime compiutamente la capacità dell'attore di temperare, valorizzandola, l'irruenza della diva grazie ai mezzitoni dell'omosessuale perseguitato che divide poche ore di amaro confronto con la sensuale vicina nel corso della visita di Hitler a Roma del maggio 1938. Il tempo che passa non intacca, anzi accresce il suo charme permettendogli di far invecchiare senza fatica i personaggi ancora con Fellini (Ginger e Fred, 1986), Scola (Che ora è, 1989) e con F. Archibugi in Verso sera (1990). Settantenne, appare in Al di là delle nuvole (1995) di M. Antonioni e W. Wenders, in Sostiene Pereira (1995) di M. Faenza e lascia, tre mesi prima di morire di cancro, un toccante testamento umano e artistico in Marcello Mastroianni - Mi ricordo, sì, io mi ricordo (1997), curato dalla sua ultima compagna, la regista A.M. Tatò. Sempre adorabile, pacato e autoironico, amatissimo dal pubblico, coccolato dai registi, arriva a tre nomination all'Oscar e fa incetta di ogni sorta d'altri premi fra cui Cannes e Venezia, lasciando un segno indelebile, come uomo e come artista, nel cinema italiano.
Nel 2015 esce per Cineteca di Bologna il suo libro Mi ricordo, sì, io mi ricordo.
Fonte immagine: copertina del volume Mi ricordo, sì, io mi ricordo. Nuova ediz.
di Marcello Mastroianni e curato da Francesco Tatò - Edizioni Cineteca di Bologna, 2018