"Nome d'arte di Jacob Julius Garfinkle, attore statunitense. Comparsa danzante non accreditata in Viva le donne (1933) di L. Bacon, esordisce in un piccolo, tormentato ruolo nel dramma sentimentale Quattro figlie (1938) di M. Curtiz. La Warner lo coinvolge in diversi seguiti del film (Profughi dell’amore; Four Wives, Quattro mogli, 1939, ancora di Curtiz) ma il suo piglio cinico alla J. Cagney, con in più la bellezza tenebrosa del ribelle, gli vale l’interpretazione di una raffica di pellicole del genere poliziesco e gangsteristico (Hanno fatto di me un criminale, 1939, di B. Berkeley; Il castello sull’Hudson, 1940, e Fuori dalla nebbia, 1941, ambedue di A. Litvak) nelle quali instilla una credibilità derivatagli dalla giovinezza di strada nell’East-End newyorkese e dai continui vagabondaggi. In seguito alterna efficaci ruoli di soldato (Arcipelago in fiamme, 1943 di H. Hawks; Destinazione Tokyo, 1943, di D. Daves) e di reduce (Il passo del carnefice, 1943, di R. Wallace; C’è sempre un domani, 1945, di D. Daves; Una luce nell’ombra, 1946, di J. Negulesco), e sostiene la morbosa sensualità omicida di L. Turner in Il postino suona sempre due volte (1946) di T. Garnett, terza, claustrofobica riduzione dal romanzo di J. Cain. Torna poi con rara, spietata intensità nei panni del pugile (Anima e corpo, 1947, di R. Rossen, nomination) e riprende il noir tra analisi «politiche» del crimine (Le forze del male, 1948, di A. Polonsky) e drammatci confronti etico-sociali (Ho amato un fuorilegge, 1951, di J. Berry). Più spietato dei suoi personaggi, il maccartismo lo allontana da Hollywood favorendone la precoce scomparsa. "