"Propr. D. Lee H., attore statunitense. Piccolo, nervoso, dall'inconfondibile voce nasale, il volto lontanissimo dalla classica bellezza hollywoodiana, già dal debutto cinematografico con il cult-movie Il laureato (1967) di M. Nichols inaugura il personaggio del «piccolo uomo» introverso e complessato con il quale attraversa più di trent'anni di cinema americano. Nel film interpreta un timido giovane di buona famiglia borghese che viene sessualmente svezzato da un'amica dei genitori, della cui figlia poi si innamora, con tutte le conseguenze del caso. Antidivo per eccellenza, raffinato interprete teatrale, sostenitore sfegatato del metodo di Strasberg, incarna alla perfezione il tipo attoriale della f New Hollywood: non si tira indietro di fronte ai ruoli sgradevoli (il barbone storpio Rizzo in Un uomo da marciapiede, 1969, di J. Schlesinger), riesce a recitare anche con il volto ricoperto da pesanti make-up (l'ultracentenario protagonista di Piccolo grande uomo, 1970, di A. Penn), è in grado di sostenere il peso di un film praticamente da solo (l'incontenibile intrattenitore di Lenny, 1974, di B. Fosse) o di dividere democraticamente lo schermo con altri mattatori (R. Redford in Tutti gli uomini del presidente, 1976, di A.J. Pakula). Negli stessi anni la sua figura di outsider nevrotico evolve in direzioni poco rassicuranti, a evidenziare un lato oscuro sotto il sorriso timido, costantemente sull'orlo di esplodere in una furia imprevista, come in Cane di paglia (1971) di S. Peckinpah e in Il maratoneta (1976) di J. Schlesinger. Se è ancora un «uomo qualunque», un padre in lite con l'ex moglie per la custodia del figlio in Kramer contro Kramer (1979) di R. Benton, che gli vale il primo Oscar, negli anni '80 il suo eclettismo attoriale non si lascia intimorire né dal ruolo en travesti (Tootsie, 1982, di S. Pollack) né dalla figura dell'idiot savant (Rain Man, 1988, di B. Levinson, secondo Oscar). Da Sono affari di famiglia (1989) di S. Lumet e per tutti gli anni '90, tra brevi ma interessanti apparizioni (il gangster balbuziente di Dick Tracy, 1990, di W. Beatty; l'avvocato alcolizzato di Sleepers, 1996, di B. Levinson) e cattivi quasi cartooneschi (Uncino in Hook, 1991, S. Spielberg) rivela una graduale difficoltà nel trovare ruoli stimolanti; personaggi come il piccolo ladro, eroe suo malgrado, in Eroe per caso (1992) di S. Frears, il produttore cinematografico megalomane di Sesso e potere (1997) di B. Levinson, il padre hippie di B.?Stiller in Mi presenti i tuoi? (2004) di J.?Roach o l'istrionico giocattolaio nel fiabesco Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie (2007) di Z. Helm non aggiungono infatti nulla di nuovo alla sua carriera, limitandosi ad esasperare certi vezzi recitativi."