Nome d'arte di John Charles Carter, attore e regista statunitense. Dopo gli studi di recitazione, debutta sul palcoscenico portando sulle scene numerosi testi di Shakespeare fino al debutto a Broadway nel 1947. Alto, atletico, sguardo freddo e fiero, occhi chiari e cipiglio severo, inizia una carriera fortunata che spazia dal teatro al cinema, dalla televisione al mondo editoriale. Esordisce sul grande schermo con un ruolo di sfondo nel drammatico La città nera (1950) di W. Dieterle, ma la consacrazione avviene nel 1956 con l'interpretazione di Mosè in I dieci comandamenti di C.B. DeMille. Negli anni seguenti conosce un successo dietro l'altro e pur cimentandosi in produzioni eterogenee, dal giallo alla fantascienza, dà vita a personaggi dalla notevole valenza drammatica, caratterizzandoli con una certa austerità venata di tristezza. È il poliziotto razionale in lotta con il collega in L'infernale Quinlan (1958) di O. Welles, l'intenso protagonista del kolossal Ben-Hur (1959) di W. Wyler, ruolo con cui si aggiudica l'Oscar, l'impavido eroe normanno di Il principe guerriero (1965) di F.J. Shaffner, il generale inglese in missione di Khartoum (1966) di B. Dearden, l'astronauta disperso del suggestivo e apocalittico Il pianeta delle scimmie (1967, che conoscerà quattro seguiti) di F.J. Shaffner, il coraggioso pilota nel catastrofico Airport '75 (1974) di J. Smight. Dagli inizi degli anni '70 le sue interpretazioni si fanno meno rilevanti, e dopo aver accettato la presidenza dello Screen Actors Guild (sindacato degli attori) dal 1966 al 1971, e poi dell'American Film Institute, finisce per concedersi solo per piccoli cammei in pellicole di vario genere. Si dedica alla regia, con scarsi risultati, solo in due occasioni: il tragico All'ombra delle piramidi (1973), di derivazione shakespeariana, e l'avventuroso I predatori della vena d'oro - Mother Lode (1982). Tra gli anni '80 e '90 compare in ruoli di sfondo nelle pellicole dirette dal figlio, il modesto regista Fraser C. Heston.