"Nome d'arte di Archibald Alexander Leach, attore statunitense di origine inglese. A quindici anni fugge da casa per seguire un gruppo di saltimbanchi e al loro seguito lascia la natia Inghilterra per sbarcare a New York. Per anni lavora in teatri di secondo rango (salvo un'apparizione a Brodway accanto all'attrice F. Wray), fino a quando, ormai quasi trentenne, si trasferisce a Hollywood e ottiene un ingaggio alla Paramount che gli vale una piccola parte in This is the Night (Questa è la notte, 1932) di F. Tuttle. Già nel film successivo, Il diavolo nell'abisso (1932) di M. Gering, gli viene affidato un ruolo di maggior peso: è secondo ufficiale di bordo, al fianco del comandante G. Cooper; alto e atletico, ha la stessa andatura dinoccolata di quest'ultimo, al quale in seguito verrà spesso paragonato. Ma in più, rispetto a Cooper, possiede una capacità di introspezione e un'attenzione per le sfumature psicologiche, che rendono la sua recitazione profonda e penetrante. Seguono una quantità di film di notevole successo, come Venere bionda (1932) di J. von Sternberg, dove fa da spalla a M. Dietrich, Lady Lou - La donna fatale (1933) di L. Sherman, Non sono un angelo (1933) di W. Ruggles, ambedue con M. West, La signorina curiosità (1934) di F. Tuttle, Il mio amore eri tu (1936) di G. Fitzmaurice. Con L'orribile verità (1937) di L. McCarey, che vince l'Oscar, comincia a emergere il suo particolare talento per la sophisticated comedy. È in questo inarrivabile genere hollywoodiano che ha occasione di misurarsi con il fascino raffinato di K. Hepburn, con la quale – dopo aver già giocato di fioretto in Il diavolo è femmina (1935) di G. Cukor – gira altri tre film: Incantesimo (1938) e Scandalo a Filadelfia (1940), ambedue di G. Cukor, e soprattutto Susanna (1938) di H. Hawks, in cui la loro accoppiata si fa irresistibile producendosi in un equilibrio di schermaglie sopraffine e in un fuoco di fila di dialoghi frizzanti. In Susanna i due, se possibile, si superano: lui nella parte di un paleontologo spilungone, occhialuto e comicamente imbranato, lei in quella di una deliziosa, scatenata, eccentrica giovane ereditiera che si trastulla con un cucciolo di leopardo. Siamo alla quintessenza della screwball comedy, con l'arte registica di Hawks che rasenta la perfezione. Anche in Scandalo a Filadelfia G. si mostra magistrale in quel suo ammiccare, con le sopracciglia arcuate, la mobilità del viso, lo stupore e i lampi maliziosi degli occhi, il sorriso quasi accennato. Ma lo stesso humour che insaporisce i suoi ruoli brillanti finisce per rendere ancora più verosimili le sue interpretazioni drammatiche. Se ne accorge A. Hitchcock, che intuisce nella velata autoironia e nello sguardo vagamente beffardo dell'attore una tensione e un magnetismo capaci di dare un tocco di credibilità ai suoi personaggi ad alta tensione. Il regista lo vuole in Il sospetto (1941), e più tardi in Notorious - L'amante perduta (1946), celeberrimo anche per il lunghissimo bacio con I. Bergman. Gira più avanti altre due opere con Hitchcock, Caccia al ladro (1955) e Intrigo internazionale (1959), uno dei thriller più sofisticati e avvincenti di tutta la filmografia del «maestro del brivido». Tra le altre sue interpretazioni spiccano Destinazione Tokyo (1943) di D. Daves, Arsenico e vecchi merletti (1944) di F. Capra, Notte e dì (1946) di M. Curtiz, Ero uno sposo di guerra (1949) e Il magnifico scherzo (1952), entrambi di H. Hawks, Indiscreto (1958) di S. Donen, Operazione sottoveste (1959) di B. Edwards, L'erba del vicino è sempre più verde (1960) di S. Donen, Il visone sulla pelle (1962) di D. Mann. (el)"