Regista italiano. Approfondisce i suoi studi in architettura con una lunga permanenza in Francia come scenografo teatrale e di set. Tornato in Italia, firma dalla fine degli anni ’30 una serie di opere in costume ancora legate ai suoi trascorsi teatrali, mentre dopo la guerra svela una vocazione comica che lo porterà alla regia di alcuni fra i più famosi film di Totò, con il quale instaura un prolifico sodalizio. Capisce l’inutilità di imporre al principe De Curtis il punto di vista di un regista-autore, a lungo invocato da tanta critica ostile, e si limita a predisporre e a governare l’insieme lasciando al genio comico italiano del Novecento la libertà di andare a braccio. Nascono così i «classici» della dettatura della lettera a P. De Filippo in Totò, Peppino e la... malafemmina (1956), le sventure dell’omino bistrattato di Siamo uomini o caporali? (1955), i maldestri tentativi di delinquere di La banda degli onesti (1956), il finto rapimento ordito dai due aspiranti gaudenti di Totò, Peppino e i fuorilegge (1956) e infine gli inarrivabili «bidoni» di Totòtruffa ’62, con tanto di leggendaria vendita della Fontana di Trevi all’emigrato arricchito Decio Cavallo. Da segnalare anche una sua inaspettata quanto suggestiva incursione nel gotico con La cripta e l’incubo (1964) ribadita da Un angelo per Satana (1966) con protagonista la regina del cinema italiano della paura B. Steele.