Propr. Philip A.H., attore inglese. Formatosi al Cardiff College of Drama, si unisce al National Theatre di L. Olivier dove completa la formazione d'attore teatrale classico. Lavora moltissimo alla televisione e non è restio ad accettare offerte cinematografiche di scarso rischio come trasposizioni teatrali (Amleto, 1969, di T. Richardson, Casa di bambola, 1973, di P. Garland) o colossali produzioni come Charlot (1992) di R. Attenborough. Non rifiuta nemmeno scommesse come The Elephant Man (1980), storia sul dolore e la dignità umana diretta da un D. Lynch non ancora assurto alla gloria degli altari critici. Dopo una lunga e ricca carriera ottiene una vasta popolarità con Il silenzio degli innocenti (1991, Oscar come migliore attore) di J. Demme, in cui interpreta lo psichiatra pluriomicida e cannibale Hannibal Lecter. La sua interpretazione si è a tal punto fissata nell'immaginario collettivo da rendere indispensabile H. anche per Hannibal (2001), il controverso sequel di R. Scott. L'espressione calma, l'aspetto distinto e la voce pacata sono tratti caratteristici che rendono ancora più spaventosi i suoi improvvisi scoppi d'ira o di violenza. Questi contrasti hanno spesso attenuato la rarefatta perfezione filologica di film come Casa Howard (1992) o Quel che resta del giorno (1993) di J. Ivory. Sebbene abbia ottenuto la cittadinanza americana (conservando però il titolo di sir), ostenta con orgoglio le proprie origini, soprattutto nelle prove di regia: Dylan Thomas: Return Journey (Dylan Thomas: viaggio di ritorno, 1990), dedicato al poeta gallese, e August (1996), una versione di Zio Vanja ambientata nel Galles del Nord. Cambia totalmente registro invece in Slipstream - Nella mente oscura di H. (2007), esperimento poco riuscito di messinscena delle turbe di uno sceneggiatore, che si vede travolto dai personaggi scaturiti dalla sua penna. Interpreta quindi il professor Coleman Sirk, che si innamora di N.?Kidman in La macchia umana (2003) di R.?Benton dal romanzo di P.?Roth, e un logorroico Tolomeo nell'Alexander (2004) di O.?Stone. Tra gli altri film, lo si vede in Proof - La prova (2005) di J. Madden, Bobby (2006) di E. Estevez, Il caso Thomas Crawford (2007) di G. Hoblit, prima di essere «computerizzato» con la performance capture in La leggenda di Beowulf (2007) di R. Zemeckis.