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Questo film parte dispari. Inizia con Mastandrea, schiacciato contro un muro, di notte, con una parrucca in testa, vestito anni ‘70. E non si capisce bene dove siamo, quando siamo, chi è quel tizio un po’ banale che lo aggancia in discoteca, e cosa sta a significare quella musica. Poi piano piano la morsa s’allenta, e s’aprono alcuni sprazzi che lasciano intendere la trama. Ecco, una volta tanto un film che pretende dallo spettatore una certa attenzione. Ma nonostante questo, tutto quanto rimane un pochino dispari, come l’ambientazione stessa: Trento. Trento? Mastandrea è il solito bravo Mastandrea in questo ruolo donchisciottesco di “dissuasore per incapaci figli di papà indegni ereditieri del fottuto patrimonio imprenditoriale nazionale”, ricchi figli di ricchi, buoni solo "a organizzare tornei di Playstation e ingolfare Maserati". La ragazza israeliana è un elemento destabilizzante ma anche se non c’era cambiava poco. Filippo e Camilla , i due fratellini contro cui il protagonista va a sbattere, sono persone pure, ingenue, che sperimentano l’ampio spettro di reazioni che si ha, quando la propria vita viene shakerata dalla morte. Film da vedere, un film italiano che parla di società, e non si rifugia nelle storie/dramma ultra private/intime con gli attori che parlano sottovoce e c’hanno il viso ucciso e non si capisce. Qui si parla di un Paese nel pieno di un momento storico di mezzo, molto infelice. Ma non c’è nessuna morale, o per lo meno non ce la vedo io. Ennesimo esempio di una oramai sedimentata “sorrentinizzazione” del cinema italico, con fotografie curate, pochi spiegoni (menomale), e momenti catartici sottolineati da musiche elettro-pop: beh, poteva andarci peggio. In fondo anche i Litfiba in terremoto suonavano un po’ in stile Nirvana.
La storia di un uomo che per lavoro convince manager disastrosi ad abbandonare l'azienda e ritirarsi è difficile da classificare. A tratti sembra una commedia, ma in altri passaggi diventa drammatico, però alla fine prevale l'impressione che sia un racconto surreale. E' come se tutti i personaggi avessero un secondo livello di vita, più profondo di quello che appare, che preme per emergere, per scalzare quello finto, la parte che sono costretti a recitare. Un film originale e sorretto da un'ottima recitazione di una bella squadra di attori italiani. L'unico dubbio sull'acquisto del DVD è legato al fatto che una volta visto non si sente il bisogno di possederlo per poterlo riguardare.
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