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Anno edizione: 2023
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In Una famiglia americana Joyce Carol Oates ci porta dentro il cuore nero della società borghese. Un mondo tanto affabile quanto spietato nei confronti di chi infrange le sue regole e in cui inevitabilmente ci si ritrova nel contempo vittime e carnefici.
«Per parecchio tempo ci avete invidiato, poi ci avete compianto. Per parecchio tempo ci avete ammirato, poi avete pensato Bene! È quello che si meritano.»
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Non aspettatevi un libro semplice e veloce da leggere. Tuttavia, nonostante la lentezza della narrazione, credo che ogni singola parola sia necessaria per la storia. L’autrice ha uno stile minuzioso e attento ai dettagli, che sono fondamentali per la ricostruzione della vita di una famiglia. Conosciamo i soprannomi di ogni membro della famiglia, degli animali domestici; riusciamo a sentire i rumori che popolano la casa in cui vivono. Il nostro stesso tempo è scandito dagli orologi che Corinne colleziona insieme alle altre cianfrusaglie che ama scoprire nei negozi dell’usato. Le tradizioni, come le giornate della domenica, il programma operativo, gli scherzi e le storie comprensibili solo dai Mulvaney, ogni singolo dettaglio arricchisce la scoperta di questa famiglia. “Perché ovviamente non stai mai a pensare a quei rapporti, mentre li vivi. Pensare, formulare pensieri, è una finzione della dissociazione, della distanza. Non puoi utilizzare la memoria finché non ti sei allontanato dalla fonte della memoria.” La famiglia è un sistema dinamico influenzato dagli eventi esterni e interni. Ma cosa succede quando un evento terribile colpisce uno dei suoi membri? Come affronta una famiglia i timori, il terrore e i segreti, specialmente quando deve mantenere un'apparenza di 'normalità'? Come ci si confronta con qualcosa di così devastante che coinvolge il membro più vulnerabile e innocente, magari il prediletto? La storia viene raccontata dal più piccolo dei Mulvaney, che mostra anche le difficoltà dell’essere l’ultimogenito in una famiglia che ha già una storia prima del suo arrivo. Mi ha colpito molto come nelle primissime pagine Judd descrive gli escamotage che usa per sentirsi parte di avvenimenti accaduti prima della sua nascita. Durante la narrazione, talvolta si identifica così profondamente con gli altri membri della famiglia da perdere temporaneamente la propria identità narrativa, a tal punto da dimenticarsi di essere il narratore e iniziare a parlare di sé in terza persona. “Perché non c'è nulla tra gli esseri umani che non sia complicato ed è impossibile parlare di esseri umani senza semplificare e procedere per approssimazioni.“ Temi ricorrenti ed importanti sono quelli della delusione e della giustizia. Un altro tema che ritorna spesso nella narrazione è quello della selezione naturale di Darwin, in particolare l’idea secondo cui tutto ciò che accade, sia al singolo che nella società, è voluto dal caso. La storia mi ha straziato emotivamente, ma l’autrice è bravissima a mostrare non solo ciò che è la normalità della vita nel senso negativo e imprevedibile (“Essere rabbioso, risentito, è più facile, mi pare”), ma anche ciò che aiuta gli esseri umani ad andare avanti nonostante le avversità: gli affetti, fatti di ricordi e di amore. E cos’è una famiglia se non un insieme di avversità, cose non dette e amore? Lascio infine all’autrice la possibilità di riassumere la sua stessa opera: “Quali sono le parole giuste per riassumere una vita, tanta affollata confusa felicità che si conclude con un atroce dolore al rallentatore?”
Un America suburbana soffice ma, dall'animo torbido dove una media borghesia si richiude nel suo severo e protestante benessere . Piccole trame, piccoli accadimenti ma tutti facenti parte di un grande disegno divino che li contiene. Atteggiamenti capaci di cancellare il proprio sangue pur di non riconoscere l'orrore. Come togliere una fotografia da un muro. Il senso di impotenza, l'incapacità di farsi punto di riferimento. Il senso di colpa che si genera nei figli. L'egoismo della madre. Il senso di vuoto, di caduta quando ti senti violato nel tuo intimo e cerchi riparo sicuro, e nel profondo del tuo animo sai che, quando tutto manca ci sarà la tua famiglia a supportarti. Ma questo non è avviene, anzi, la tua famiglia, i tuoi genitori ti hanno cancellato, sei una vecchia fotografia sbiadita nascosta nel fondo di un vecchio cassetto ammuffito. L'incapacità di affrontare il dolore, il rifugiarsi in una dipendenza capace solo di far tornare a galla il non risolto della tua vita, tramutandolo in un dolore rabbioso. Ma c'è sempre una soluzione. Arriva la maturità, arriva il punto di non ritorno e allora devi affrontare i tuoi demoni, è inevitabile, e la soluzione a cui prima, mai avresti pensato in quella maniera arriva e tutto scorre via.
Questo libro che racconta la storia dei Mulvaney è appena entrato nei preferiti della mia vita. Mulo, Pizzicotto, Germoglio e Ranger mi rimarranno sempre impressi nella mente, ma soprattutto gli ultimi tre e il loro amore fraterno, che mi posso solo immaginare, che posso solo sognare. È una storia angosciante quella dei Mulvaney, una storia di digregamento, di presa di posizioni opposte, di amore per i figli soffocato e di dolore taciuto. Marianne è forse l’eroina? Oppure Patrick? Oppure Judd, figlio minore, che racconta gli eventi così come li percepisce con i suoi occhi da bambino, in modo sfumato e confuso, anche se emotivamente è presente e coinvolto tanto quanto i fratelli maggiori? Chi può dirlo? La vera protagonista è forse proprio la famiglia, che è quasi un’entità a sè, più dell’insieme dei suoi membri. Una famiglia che si disfà e si rifà, in un processo crudele e infelice, che strappa lacrime amare non solo ai protagonisti, non solo a Marianne o a Patrick o a Judd o a Fischietto, una madre impotente, priva di coraggio e troppo sottomessa, ma anche al lettore, che si cala in questa storia come se facesse parte dei Mulvaney da sempre. È un libro lento, ma stupendo e immersivo. Che scrittura magistrale quella di Joyce Carol Oates!
Recensioni
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