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Ebook di Werner Henze Hans

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Werner Henze Hans

1926, Gütersloh, Renania Settentrionale Vestfalia

Compositore tedesco. Allievo di Fortner a Heidelberg e di Leibowitz a Darmstadt, già alla fine degli anni '40 era in grado di dominare una gamma impressionante di stili musicali disparati, dal serialismo schönberghiano al «pastiche» neoclassico, dal jazz al contrappunto tradizionale, i quali si riversarono tutti insieme nella sua prima opera teatrale importante, Boulevard Solitude (1952), sconvolgendo dall'interno l'impianto dodecafonico di base. Guardato con sospetto dagli ambienti postweberniani più rigorosi, quell'eclettismo disinvolto, quel gusto per la contaminazione dei linguaggi e per l'impiego di generi e forme convenzionali (l'opera a numeri, con arie e recitativi, il balletto, la sinfonia, il concerto) furono il punto di partenza per lo sviluppo di uno straordinario artigianato musicale, sorretto da virtuosismo tecnico, ma soprattutto da un'immaginazione musicale capace di rinnovarsi continuamente nonostante l'intenso ritmo produttivo. Abbandonata la Germania per l'Italia nel 1953, H. attese per tre anni alla sua seconda opera teatrale, König Hirsch (1956, da C. Gozzi; poi ribattezzata Il re cervo in una versione abbreviata del 1962), che segnò il definitivo distacco dal serialismo. D'ora in avanti le strutture sonore saranno liberamente plasmate dall'urgere di impulsi espressivi che, da un lato, trovano la via della memoria, del passato inscritto nei materiali musicali, e dall'altro mirano a colpire la coscienza, a richiamare a una funzione della musica come testimonianza e rappresentazione di valori umani. Ne derivano invenzioni timbriche stupefacenti, soluzioni ritmiche e armoniche di assoluta originalità, gesti lirici di irresistibile efficacia emotiva. Benché il teatro musicale sia il genere trainante dell'attività compositiva di H., anche la musica strumentale vi occupa una posizione significativa. Si avverte nella musica da camera e in quella concertante una componente edonistica, un piacere quasi tattile di esplorare sonorità, di cogliere di ogni strumento la fisionomia espressiva, in una disposizione ludica che ricorda Hindemith, anche per la varietà degli strumenti trattati con pari dignità: violino (2 sonate, 1 sonatina, 2 concerti ecc.), viola, violoncello, contrabbasso (un concerto e una serenata solistica), chitarra (le 2 sonate Royal Winter Music su caratteri shakespeariani, 1975-79, e altro), percussioni (Prison Song, 1971), pianoforte (vari concerti) e ancora clavicembalo, arpa, flauto, oboe, tromba e svariate combinazioni cameristiche. Nella musica orchestrale si segnalano una lunga serie di sinfonie, varie suites e balletti (Labyrinth, 1951; Undine, 1958; Orpheus, 1978). Ma è soprattutto nella simbiosi con un testo, con una struttura narrativa, con l'esposizione di un problema morale, che l'immaginazione musicale di H. appare più fervida. Fra il 1960 e il '66 videro la luce quattro opere teatrali, ciascuna con una diversa fisionomia formale e stilistica: quasi «verdiana» Der Prinz von Homburg (Il principe di Homburg, da H. von Kleist, 1960); percorsa da un sofisticato simbolismo strumentale Elegy for Young Lovers (Elegia per giovani amanti, 1961); ispirata alla tradizione buffa italiana e al belcanto Der junge Lord (Il giovane signore, 1965); di robusto impianto sinfonico mahleriano Die Bassariden (I Bassaridi, da Euripide, 1966), l'opera di maggior successo. Alla fine degli anni '60 H. abbandonò i soggetti psicologico-letterari per abbracciare temi di impegno politico e di denuncia, in un linguaggio più crudo e diretto e in forme di cantata o di teatro «povero», in cui l'elemento scenico è assorbito nel gesto musicale e nel rapporto col testo: l'«oratorio volgare e militare» Das Floss der Medusa (La Zattera della Medusa, 1968), capolavoro di questa fase; Versuch über Schweine (Saggio sui porci, per baritono e orchestra, 1968); El Cimarrón per baritono e 4 strumenti, ispirato al diario di uno schiavo cubano (1969-70); Der langierige Weg in die Wohnung Natascha Ungeheuer per voce recitante e 16 strumenti (La lunga strada alla casa di N.U., 1971); il vaudeville La cubana (1974); le «azioni per musica» We come to the River (Andiamo al fiume, 1976), ispirate alla guerra del Vietnam; la musica per il film di M. von Trotta Katharina Blum (1975). Nel 1980 la favola per bambini Pollicino (scritta per il Cantiere internazionale d'Arte di Montepulciano, da lui fondato nel 1978 e diretto a più riprese) segnò il ritorno a tipi di teatro più tradizionale. Forme liriche chiuse, sia pure in un più denso contesto musicale, riappaiono in The English Cat (La gatta inglese, da Balzac, 1983), mentre il «dramma musicale» Das verratene Meer (Il mare svelato, da Y. Mishima, 1990) sembra caratterizzare il più recente sviluppo del linguaggio di H. come un recupero delle radici storiche del serialismo connotate in senso espressionista, cifra stilistica a cui si avvicina anche il Requiem per soli, coro e orchestra del 1993.

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