Di formazione culturale tedesca, si sentì attratto dall' "irrequietezza della Repubblica italiana". A Milano si iscrisse alla facoltà di Filosofia, dove si laureò nel 1960 con Antonio Banfi con una tesi sulla pedagogia tedesca. In questo periodo allacciò anche i primi contatti con la Feltrinelli, che gli affidò i lavori di traduzione e alla fine anche un posto di redattore, che mantenne fino al 1968.
Tradusse autori come Johnson, Grass, Enzensberger, Frisch, Durenmatt. Inoltre, si impegnò nella spinosa traduzione di Edmund Husserl: prima la "Krisis" (1961), poi il secondo e terzo libro delle "Ideen" (1965). Nel contempo si trasferì a Parigi per una borsa di studio dove ebbe modo di studiare con Ricoeur e Lacan. Inoltre, fu tra i fondatori del Gruppo 63.
L'opportunità di cambiare professione giunse inaspettatamente qualche anno più tardi, nel 1976. Fu quando Scalfari, nel fondare il quotidiano "La Repubblica", lo chiamò per la pagina culturale, dove scrisse nel corso di dodici anni oltre cinquecento articoli. Per la Rai tradusse e adattò lo sceneggiato che Fassbinder aveva tratto dal romanzo di Doblin, "Berlin Alexanderplatz"; realizzò programmi su Weimar, su Simon Weil, su Orwell, e una serie di film inchiesta sui vincitori della seconda guerra mondiale. Tra le altre sue traduzioni vanno ricordate quelle di Walter Benjamin, "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica" (1966), "Il dramma barocco tedesco" (1971) e la "Pentesilea" di von Kleist (1989).