(Obersalzbrunn 1862 - Agnetendorf 1946) drammaturgo e narratore tedesco. Studiò scultura presso la scuola d’arte di Breslavia e, più tardi, filosofia e storia a Jena. Fu anche in Italia, dove si occupò, fra l’altro, di archeologia. Nel 1912 vinse il premio Nobel per la letteratura. La sua opera sterminata - 45 drammi (alcuni di enorme successo), 18 romanzi e novelle, 6 poemi, 3 raccolte di liriche - costituisce un immenso archivio di conoscenze sulla Germania guglielmina e postbellica.Il suo primo dramma, Prima dell’alba (Vor Sonnenaufgang, 1889), segnò l’affermarsi del movimento naturalista tedesco; gli elementi che lo caratterizzano - studio d’ambiente, tematica dell’ereditarietà, uso del dialetto - torneranno in tutta la sua opera. Nel 1892 H. scrisse il suo capolavoro, I tessitori (Die Weber). Protagonista del dramma, la cui prima stesura è in dialetto slesiano, è la massa dei tessitori slesiani insorti nel 1844; la rivolta, rievocata con accenti epici, esprime la graduale presa di coscienza dei diritti e la costruzione dell’unità degli operai. Vennero poi La morte di Hannele (Hanneles Himmelfahrt, 1896), ardita fusione di toni naturalistici e mistico-simbolistici; La pelliccia di castoro (Der Biberpelz, 1893), commedia sulla lotta della malavita berlinese contro la polizia; Florian Geyer (1895). Con La campana sommersa (Die versunkene Glocke, 1896), Il vetturale Henschel (Fuhrmann Henschel, 1898), Il povero Enrico (Der arme Heinrich, 1902), Rose Bernd (1903), E Pippa balla! (Und Pippa tanzt, 1906), I topi (Die Ratten, 1911), H. alternò a un teatro di tono «fiabesco» e a volte simbolistico, vigorosi drammi d’ambiente rustico o urbano. Intanto scriveva racconti (Il cantoniere, Bahnwärter Thiel, 1892; L’eretico di Soana, Der Ketzer von Soana, 1918) e il romanzo Emanuele Quint, il folle in Cristo (Der Narr in Christo Emmanuel Quint, 1910), storia di un uomo che si crede la reincarnazione di Cristo. Postumi uscirono il dramma antinazista Tenebre (Die Finsternisse, 1947) e la Tetralogia degli Atridi (Iphigenie in Delphi, Iphigenie in Aulis, Agamemnons Tod, Elektra, 1941-48). Ma nei lavori posteriori al 1914 H. è meno convincente. L’opera di H. cerca di conciliare la denuncia della condizione del proletariato, oppresso dallo sfruttamento e da una pesante ereditarietà fisica e sociale, con lo sforzo di superare i moduli positivistici in direzione simbolista. Gli eroi passivi di H. soffrono una moderna «tragedia del destino» perché l’istinto, che dovrebbe renderli felici, è invece la loro condanna.