(Oberholzheim, Svevia, 1733 - Weimar 1813) scrittore tedesco. Figlio di un parroco protestante, ricevette una severa educazione pietistica e cominciò la carriera letteraria a Zurigo, sotto la guida di J.J. Bodmer (1752-54). Di intonazione pietistica sono le prime opere (fra cui Lettere di defunti ad amici superstiti, Briefe von Verstorbenen an hinterlassene Freunde, 1753, e Sentimenti di un cristiano, Empfindungen eines Christen, 1757). Questo rese tanto più clamoroso il suo distacco dal pietismo, cui seguì l’appassionata adesione alle idee illuministiche e a un gusto ironico e sensuale della vita e della letteratura, che fa di W. la figura principale del rococò tedesco. Ritornato in Svevia, a Biberach (1760), W. vi assunse il posto di segretario di cancelleria. In quell’ambiente continuò a coltivare i suoi vastissimi interessi letterari e lavorò all’importante traduzione in prosa di 22 drammi di Shakespeare (1762-66), che segna l’inizio della fortuna del drammaturgo inglese in Germania. Scriveva intanto opere di tono licenzioso e mondano, raffinate e ironiche parodie, dense di allusioni al presente: Le avventure di don Silvio de Rosalva (Die Abenteuer des don Sylvio von Rosalva, 1764), imitazione del Don Chisciotte di Cervantes; i quattro Racconti comici (Komische Erzählungen, 1765), imitazione dei dialoghi di Luciano; l’Agatone (Agathon, 1766), romanzo pedagogico che traccia un programma basato sull’armonia fra ragione e sentimento, e che fornì al periodo successivo il modello del Bildungsroman (il romanzo di una «formazione spirituale»).Nel 1769 W. fu chiamato a insegnare filosofia all’università di Erfurt. Qui portò a termine un poema pseudocavalleresco, Il nuovo Amadigi (Der neue Amadis, 1771), e scrisse un altro romanzo pedagogico, ambientato in una cornice da Mille e una notte: Lo specchio d’oro (Der goldene Spiegel, 1772), in cui esprime la convinzione che nell’educazione dei regnanti consista l’unica speranza di felicità per i popoli. Chiamato nel 1772 a Weimar per occuparsi dell’educazione dei figli della duchessa Anna Amalia, fu presto deluso da quell’esperienza e, dopo l’arrivo di Goethe in quella corte con le stesse funzioni, decise di dedicarsi esclusivamente all’attività letteraria. Nel 1773 fondò, mantenendone la direzione fino al 1799, la rivista «Der Teutsche Merkur», che dominò a lungo il clima letterario tedesco educando, come disse Goethe, «la Germania meridionale a scrivere bene». Intanto W. componeva le opere principali del periodo weimariano, Gli Abderiti (Die Abderiten, 1774, seconda redazione 1781), romanzo satirico che, sotto il velo trasparente della Grecia classica, punzecchia amabilmente la Germania contemporanea, e il suo capolavoro, il poema cavalleresco in ottave Oberon (1780), che rifonde in modo originale la materia shakespeariana del Sogno di una notte di mezza estate e motivi del ciclo carolingio francese in una delicata storia d’amore e di avventure. Nell’ultimo trentennio della sua vita W. fu considerato superato dai giovani scrittori, di cui non condivideva le tendenze e le esaltazioni, e visse sostanzialmente isolato, limitandosi a un notevolissimo impegno di traduttore (Senofonte, Luciano, Orazio e l’intero epistolario di Cicerone). La sua visione umanistica costituì nondimeno uno degli apporti essenziali al classicismo di Weimar (come riconobbe lo stesso Goethe), e fu assimilata in profondità dal ceto colto tedesco.