Drammaturgo statunitense di famiglia ebraica (padre commerciante di abiti, un fratello - Kermit - e una sorella attrice - Joan Maxime - nota con lo pseudonimo di Joan Copeland) s’impone all’attenzione della critica e del pubblico con il romanzo Focus (1945), sul tema dell’antisemitismo; del 1947 è Erano tutti miei figli (All my sons), dramma incentrato sul conflitto padre/figlio; del 1949 è il successo internazionale di Morte di un commesso viaggiatore (Death of a salesman), il cui protagonista, Willy Loman, stigmatizza con la propria morte la pochezza e l’ambiguità del «sogno americano». Memorabile la versione cinematografica del dramma del 1951 per la regia di László Benedek, con l'interpretazione straordinaria di Fredric March nel ruolo di Willy Loman.
Segue, nel 1953, Il crogiuolo (The crucible) che, nella rievocazione dei processi alle streghe di Salem del 1692, trasferisce sul palcoscenico l’isterico clima di sospetti, denunce, menzogne, che la «caccia» anticomunista scatenata da McCarthy aveva creato nell’America del dopoguerra. Culmine di questa fase «sociale» del teatro di Miller è Uno sguardo dal ponte (A view from the bridge, 1955). Anche in questo caso vale la pena ricordare la versione cinematografica firmata da Sidney Lumet con Raf Vallone nel ruolo dell’uomo (uno scaricatore italoamericano di Brooklyn) incapace di comunicare, il cui destino si compie in un gesto estremo e che la legge tribale del gruppo condanna a morte.
Nel 1956 scrive la sceneggiatura per il film Gli spostati (The misfits, 1961, diretto da J. Huston), interpretato da Marilyn Monroe, allora sua moglie.
In Dopo la caduta (After the fall, 1964) si volle vedere l’autobiografica proiezione del senso di colpa dell’autore in seguito al divorzio e al suicidio di Marilyn.
La riflessione sul tema della responsabilità si ripresenta, in chiave storica, in Incidente a Vichy (Incident at Vichy, 1964), Il prezzo (The price, 1968) e La creazione del mondo e altri affari (The creation of the world and other business, 1973), che scava alle radici della violenza umana.
Nel 1980 con L’orologio americano (The american clock) racconta la vita americana durante la grande depressione. Nel teledramma Suonando per guadagnare tempo (Playing for time, 1981), tratto dalle memorie dell’ex-cantante Fania Fénelon deportata ad Auschwitz, l’arte diventa uno strumento, felice e colpevole insieme, di sopravvivenza.
Tra le ultime opere ricordiamo i due atti unici Clara e Non riesco a ricordare niente (I can’t remember anything), riuniti nel 1987 sotto il titolo Pericolo: memoria! (Danger: memory!), La discesa da Mount Morgan (Ride down Mount Morgan, 1990, sul tema dell’infedeltà coniugale e della bigamia), L’ultimo Yankee (The last yankee, 1991), Vetri rotti (Broken glass, 1994); l’autobiografia Svolte (Timebends, 1987), incentrata sugli anni di vita con Marilyn Monroe.
In edizione italiana le sue opere sono pubblicate principalmente da Einaudi, Mondadori e Il Nuovo Melangolo.