Duccio Mucciarelli
di Rodolfo Nicodemi
In una notte di marzo del 2004, in una famosa clinica di Varese, si incontrarono due sconosciuti: Duccio Mucciarelli, un uomo molto anziano dal brevissimo, incerto futuro e la giovane infermiera Marina Stefanini. Quella notte, Duccio confidò a Marina i suoi segreti di uomo contraddittorio, come i nomi che si alternarono, combattendosi, accanto a quel suo cognome, così dolce, da evocare nel suono certi dolcetti di Siena, che profumano di mandorle e vaniglia. Per gran parte della sua vita e per quasi tutti era stato Edoardo: lo scorbutico, volitivo Edoardo, che dava del tu al denaro e che incuteva rispetto e timore. In famiglia, invece, era Duccio, un retaggio della sua lontana infanzia. Duccio pagherà la lunga lotta con Edoardo, trascorrendo gli ultimi anni in solitudine. Dal suo racconto, Marina trarrà l’immagine riflessa di un Novecento privato. I due si saluteranno alle prime luci del giorno seguente, ma il loro incontro avrà un imprevedibile seguito. )
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