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2000 - Festival di Cannes - Miglior attrice - Björk
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Amplia lo stile ma non cambia i connotati Lars Von Trier con DANCER IN THE DARK, ennesima dimostrazione del suo carattere tecnico (sempre presente e volutamente atipico) e di quello umano (rinchiuso in una gabbia di avvilimento e desolazione) che convergono in un dramma poco leggero ma estremamente sensibile ed emozionante oltre che ricco di un comparto musicale di canto e ballo ben messo in scena, figurandosi come speranzoso ma lontano e fittizio. E' ancora il tormento di una donna conclusosi con un sacrificio dopo una vita di sofferenza fisica e psicologica il canovaccio utilizzato per narrare la crudeltà del mondo secondo gli occhi del regista, stavolta caduti in un annichilimento eccessivamente fine a sé stesso e custode di un preambolo narrativo godibile, calibrato ma non memorabile, la cui miglior qualità presente è il costante tratto Von Trieriano.
Quando uno dei tuoi registi preferiti e Björk si ritrovano a fare un film le aspettative sono altissime, ma non pensavo potessero essere addirittura superate. La drammatica storia di una donna che lavora in fabbrica, cresce un bambino da sola e deve affrontare la sua progressiva perdita della vista, cercando di non abbandonare la sua più grande passione: i musical. Le spettacolari canzoni si inseriscono all'interno di un film che, grazie all'utilizzo della macchina da presa tenuta a mano, trasmette allo spettatore le stesse sensazioni di inquietudine e fastidio provate dalla protagonista.
Recensioni
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