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Adrian è un giovane scultore che durante una mostra incontra Gloria, l’amante del famoso critico d’arte Pietro Lulli. Fra i due nasce una storia d’amore che porterà la ragazza a lasciare Lulli, il quale in maniera del tutto imprevedibile rimarrà vittima di un incidente stradale. Dopo qualche mese Lulli riappare a sorpresa nelle vite di Adrian e Gloria, desideroso di lanciare la carriera di quest’ultimo inizierà a riavvicinarsi ai due. ” Non sempre la realtà è come sembra”; questo potrebbe essere il doveroso sottotitolo con cui la pellicola di Sergio Rubini, con chiari riferimenti al ‘Blow-Up’ di Michelangelo Antonioni, potrebbe venire catalogata. Un lavoro che fa del colpo d’occhio del titolo, ovviamente regolarmente mancato, un gioco di rimandi continui che alla lunga tedia lo spettatore, incapace di orientarsi fra i vari colpi di scena e incapace anche di vedere e intravedere il bandolo di una trama molto raffazzonata e poco assistita da una serie di recitazioni molto poco efficaci; prima fra tutte quella dell’idolo della teen-generation Riccardo Scamarcio. Una buona occasione sprecata, nonostante l’ottima fotografia di Vladan Radovic, per un regista che per una volta sbaglia clamorosamente registro, rimanendo perennemente in bilico fra thriller e Drama senza riuscire mai a catalogare la pellicola all’interno del perimetro di uno di questi due generi.
Adrian Scala (Riccardo Scamarcio) è un giovane artista di successo che viene notato da Gloria (Vittoria Puccini), la giovane studiosa d’arte ed amante del famoso critico Pietro Lulli (Sergio Rubini). Tra i due giovani nasce subito una travolgente storia d’amore e Lulli è costretto a farsi da parte. Ma il ruolo del critico è quello di giudicare, d’innalzare l’artista e la sua opera, oppure di distruggerla. Pietro diventa un Mefistofele pronto a completare l’idillio di Adrian e Gloria con successo e fama, ma che nel contempo toglie loro fiducia e rispetto reciproci, insinuando il sospetto e facendo cadere i due ragazzi in uno stato di surreale follia. Micidiale. Il film si basa su un principio aristotelico: l’opera d’arte è vera e finta nello stesso tempo perché il suo significato va oltre ciò che l’artista si è prefisso creandola e viene snaturato dalla figura del critico, che deve renderla appetibile per il pubblico. Rubini gioca su questo rapporto per non cadere nel banale, semplicistico e strausato conflitto tra bene e male, dando un sapore nuovo a questo thriller. Il personaggio di Pietro Lulli è veramente interessante da molti punti di vista: anzitutto è significativo questo suo ruolo da burattinaio meschino, che compie il bene degli altri protagonisti, ma che li porta all’autodistruzione. In secondo luogo si nota come egli si ritenga talmente superiore da voler piegare il Fato, decidendo sempre e con maniacale precisione luoghi e condizioni dei vari avvenimenti (in questo tratto tra Rubini/Lulli non c’è differenza). Finalmente una novità per Scamarcio: la parte di Adrian gli calza a pennello! Ironia a parte, il protagonista non viene ridotto ad icona dal giovane attore pugliese, ma riempito di veridicità attraverso una mimica facciale alquanto elaborata e molto ben studiata. Per quanto riguarda Gloria si può dire che è un tipo di personaggio che Vittoria Puccini conosce bene: la giovane donna apparentemente fragile che al momento giusto riesce a tirar fuori forza e coerenza. L’elemento che più colpisce per qualità è la fotografia di Vladan Radovic che riesce a concretizzare i vari sentimenti con una tecnica brillante ed originale: le inquadrature sono veloci, è netto il contrasto luce/ombra e per tutta la pellicola permane una luminosità accecante che, a parer mio, porta ironicamente il messaggio del detto non è tutto oro quel che luccica ed accentua l’irrealtà della storia. La regia di Rubini ci regala una storia sempre sorprendente e, nonostante lo scarso successo al botteghino durante l’uscita nei cinema, consiglio Colpo d’occhio a tutti gli amanti del cinema italiano.
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