Violinista e compositore. A tredici anni, già ferrato nella tecnica violinistica, fu inviato a perfezionarsi in composizione a Parma con Ferdinando Paër. Nel 1797 iniziò la carriera concertistica e, insieme, una vita irrequieta e disordinata, ricca di avventure sentimentali e di disavventure economiche e giudiziarie (che non gli impedirono, comunque, alla sua morte, di lasciare al figlio avuto dalla danzatrice Antonia Bianchi un ingente patrimonio; mentre il suo prezioso Guarneri del Gesù fu ereditato dalla città di Genova). Nel 1810 era ormai un virtuoso senza rivali non solo nel violino, ma anche nella chitarra. Dopo aver raccolto trionfi in tutte le principali città italiane, nel 1828 intraprese una gloriosa tournée a Vienna, Praga, Varsavia e Berlino e, dal 1831, anche a Parigi e Londra. Nello sviluppo del gusto musicale dal '700 all'800 il virtuosismo di P. ebbe il merito di svelare la presenza di spazi musicali inesplorati, ben oltre i limiti consueti della tecnica strumentale. Non a caso furono i pianisti, Liszt e Chopin tra i primi, che, divenuto il pianoforte e non il violino lo strumento prediletto dei romantici, ne raccolsero l'influsso immediato, trasferendo le sue scoperte sul loro strumento. Ideale erede della scuola violinistica italiana di Locatelli e Pugnani, P. ampliò in misura enorme l'orizzonte espressivo del violino, arricchendolo di audacie fino allora impensabili: tricordi, armonici doppi, glissandi, registri sopracuti, pizzicati alla sinistra, salti di corde e arpeggi di ogni tipo. Ma sarebbe errato considerare P. solo sotto il profilo del virtuoso. I 24 Capricci per violino solo op. 1 (1818) offrono un esempio di come la ricerca tecnica potesse divenire in lui una fonte di geniali novità timbriche, ritmiche e armoniche. Ad essi sono da aggiungere le composizioni per violino e orchestra, come i 6 concerti (il più celebre è il primo in re maggiore op. 6, mentre il finale del secondo costituisce la non meno famosa Campanella), le sonate Napoléon, Maria Luisa e Sentimentale, tutte sulla sola quarta corda e in forma di variazioni, le altre variazioni dette Le streghe, quelle sui temi rossiniani («Non più mesta», «Di tanti palpiti», «Dal tuo stellato soglio»), quelle su tema di Weigl, su l'inno inglese, quelle intitolate Il carnevale di Venezia e Sonata Varsavia, il Moto perpetuo ecc. Sono inoltre da ricordare: una Sonata per la grande viola, pure con orchestra; la Scena amorosa, le variazioni su «Nel cor più non mi sento» di Paisiello, la Sonata militare (sulla quarta corda) e altre composizioni per violino e pianoforte; 12 sonate per violino e chitarra; 24 quartetti per violino, viola, chitarra e violoncello ecc. L'attività concertistica non andò mai disgiunta, per P., da quella creativa, sia per l'inadeguatezza tecnica del repertorio tradizionale, sia per la scarsa congenialità della letteratura classica al suo temperamento. Non di rado la sua invenzione melodica dà prova di vigorosa originalità, ora incisiva, arguta o robustamente patetica, ora lirica e di plastico profilo cantabile, nell'estemporanea volubilità della variazione. La forma del concerto per strumento solista e orchestra viene risolta da P. in schemi e formule semplicistiche e funzionali al violino; tuttavia l'orchestrazione, per lo più tenue negli accompagnamenti e fragorosa nei tutti, non è priva di felici intuizioni timbriche, che furono apprezzate anche da Berlioz.