Compositore tedesco naturalizzato francese. Dal 1833 si stabilì a Parigi, dove fu allievo di J. Halévy e dove cominciò la sua carriera suonando come violoncellista in orchestre teatrali. La sua prima operetta fu rappresentata nel 1839; dal 1850 al 1855 diresse l'orchestra del Théâtre Français e dal 1855 al 1861 gestì il Théâtre des Bouffes, mentre le sue operette conoscevano successi sempre più grandi. Dopo un nuovo periodo di attività come impresario (dal 1873 al 1875, con il Théâtre de la Gaîté), si dedicò esclusivamente alla composizione. Il nome di O. coincide praticamente con la nascita e i primi trionfi dell'f operetta. Nella sua vasta produzione si rispecchia ed è oggetto di satira la Francia del ii Impero; il suo eccezionale successo derivò dal fatto che il pubblico di quegli anni vi riconosceva fin troppo bene il proprio atteggiamento fatuo e spregiudicato, la propria spiritosa aridità. O. era doppiamente straniero, ebreo e di origine tedesca, e la sua assimilazione dei caratteri dello stile francese non bastava, secondo l'osservazione di Saint-Saëns, a liberarlo «dall'impronta germanica»; ma fu proprio l'accurata simulazione di qualità non native a conferire al suo stile una grande forza corrosiva, nella sua estrema, quasi cinica oggettività. La lucidità di uno sguardo gettato come per caso sul mondo circostante assume così un particolare sapore: quella dimensione «classica» alla quale O. («il piccolo Mozart degli Champs Elysées») si richiama costantemente. Lo spirito e l'intelligenza dei libretti erano condizione indispensabile alla riuscita di un'operetta; e O. trovò in L. Halévy e H. Meilhac degli eccellenti collaboratori. I suoi lavori più perfetti sono forse Orphée aux enfers (Orfeo all'inferno, 1858) e La belle Hélène (La bella Elena, 1864), che al di là della acuta demitizzazione del mondo classico mirano a colpire l'ambiente contemporaneo. Questo compare in forma più diretta nella Grande-duchesse de Gérolstein (1867), dove è quasi inevitabile leggere un'impressionante profezia del crollo del ii Impero a Sedan (1870); fra le molte altre operette (circa 95) vanno ricordate almeno La chanson de Fortunio (1861), Barbe-Bleue (1866), La vie parisienne (1866), La Périchole (1868), Madame Favart (1878), La fille du tambourmajor (1879). L'ultimo lavoro di O. è un'opéra-comique, completata nella strumentazione da E. Guiraud: Les contes d'Hoffmann (I racconti di Hoffmann; rappresentata postuma nel 1881), sorta di omaggio a uno degli scrittori prediletti dal musicista; un'impresa che costò molta fatica al suo autore, nella quale alla tipica freschezza inventiva che lo distingue nelle operette si mescolano toni di intensa malinconia.