Compositore austriaco.
Le vicende biografiche. Iniziò lo studio della musica sotto la guida del cugino J.M. Franck; a sei anni conosceva già molti degli strumenti che si usavano in orchestra; a otto anni si trasferì a Vienna, essendo stato prescelto da G. Reutter quale ragazzo cantore per la cappella di S. Stefano. Qui proseguì gli studi di canto, di violino, di clavicembalo e di composizione, raggiungendo un tale grado di maestria che quando, giunto alla muta della voce, fu dimesso dal coro, era già in grado di affrontare la professione di musicista. Ogni tipo di attività musicale gli era congeniale: dava lezioni di clavicembalo, suonava il violino in orchestra, scriveva facili composizioni «alla moda», accompagnava strumentisti e cantanti. Proseguiva intanto gli studi di composizione, allievo, per qualche tempo, anche di N. Porpora. Nel 1759 fu nominato direttore e compositore della cappella del conte F.M. Morzin e nel 1761 passò in casa Esterházy, prima al servizio del principe Paul Anton e poi del fratello Nicolaus, soprannominato «il Magnifico», il quale nella sua splendida residenza di Esterház sul lago di Neusiedl, battezzata «la seconda Versailles», conduceva una vita sfarzosa nella quale aveva largo posto la musica. Attraverso la diffusione data dalla stampa alle sue composizioni, H. divenne presto celebre, onorato e ammirato in tutta l'Europa. A Vienna fu in contatto con Mozart ed ebbe come allievi, fra gli altri, I. Pleyel e, per poco tempo, Beethoven. Nel 1790, morto il principe Nicolaus, il figlio Paul Anton sciolse l'orchestra, assegnando una pensione ad H. Questi accettò allora un invito dell'impresario J.P. Salomon e si recò a Londra per far conoscere e dirigere di persona un gruppo di sinfonie composte per l'occasione (1790-92). Accolto trionfalmente, ricevette a Oxford la laurea ad honorem e poté ascoltare gli oratori di Händel. A Londra tornò nel biennio 1794-95; poi, in patria, gli fu affidata la direzione della ricostituita cappella degli Esterházy. Morì a Vienna colmo di onori.
Le opere teatrali, gli oratori, la musica sacra. Nell'opera di H. si possono distinguere cinque gruppi: composizioni vocali, sonate per pianoforte, quartetti, musica strumentale varia, sinfonie. La produzione vocale di H. comprende anzitutto opere teatrali di vario genere (feste teatrali, commedie, intermedi, opere per marionette, opere buffe, drammi giocosi ecc.) composte e rappresentate nel teatrino di Esterház; si ricordano: La cantarina (libretto di Goldoni), Lo speziale (Goldoni), L'infedeltà delusa, L'incontro improvviso, Il mondo della luna (Goldoni), L'isola disabitata (Metastasio), Armida, Orfeo ed Euridice ovvero L'anima del filosofo, l'eroicomico Orlando paladino. La produzione sacra annovera ben 26 messe, fra cui la Missa Sanctae Caeciliae (1772), la Missa in tempore belli (1796), la Nelson-Messe (1798) e la Theresien-Messe (1799). Gli oratori comprendono fra l'altro il giovanile Ritorno di Tobia, Die Schöpfung (La Creazione), composto nel 1798 sotto l'influsso della musica di Händel, Die Jahreszeiten (Le stagioni) del 1801, in cui aleggia lo spirito teista affermato dall'illuminismo, Die Sieben Worte des Erlösers am Kreuze (Le sette parole del Redentore sulla croce). Fra le cantate, quella intitolata Applausus è da ricordare soprattutto per la lettera in cui H. tratta alcuni problemi riguardanti stile ed esecuzioni.
La musica da camera e la preminenza del quartetto per archi. Le sonate per pianoforte di H. sono 52 e furono composte lungo l'arco di un quarantennio: ciò spiega le profonde differenze di struttura che si rilevano. Le prime si richiamano allo stile preclassico viennese e sono, secondo l'impianto formale della suite, in cinque o sei tempi, fra i quali assume importanza il minuetto. Nelle successive è sensibile l'influenza, prima di Ph.E. Bach, poi, soprattutto per ciò che riguarda l'invenzione melodica, di Mozart. Le sonate della maturità sono in tre tempi, di cui il primo, e spesso anche l'ultimo, seguono lo schema costruttivo della forma-sonata. I primi 18 degli 83 quartetti composti da H. gli furono commissionati per le esecuzioni che si effettuavano nella casa di un dilettante viennese, il gentiluomo C.J. von Fürnberg. In questo genere H. impresse un segno molto profondo; è con lui infatti che nasce la concezione di un insieme di quattro strumenti omogenei di timbro (due violini, una viola, un violoncello) che procedono ora indipendentemente uno dall'altro, fino alla libertà degli andamenti fugati, ora congiungendosi in un tessuto armonico fitto o rado, proponendosi a vicenda temi e motivi, riprendendo proposte e suggerimenti di altri. Dai primi quartetti all'ultimo, che è del 1803, la costruzione si fa via via più complessa, il linguaggio armonico più maturo e ricco. Frequente è il ricorso a temi popolari ungheresi; sempre importante è il minuetto, nel quale è stata spesso ravvisata l'essenza dello spirito haydniano, fatto di umori cordiali, di eleganza, misura. Fra i quartetti, i più noti sono: i 6 Quartetti russi op. 33, così chiamati perché dedicati al granduca Pavel Petrovic; i 6 Quartetti prussiani op. 50, dedicati a Federico Guglielmo ii di Prussia; i 7 Adagio delle Sette parole del Redentore sulla croce op. 51, trascritti dalla versione originale per orchestra; i 3 Quartetti Apponyi op. 74. La produzione strumentale di H. è varia e rilevante: oltre ai quartetti e alle sonate per pianoforte, essa annovera 47 divertimenti per orchestra e complessi da camera; oltre 50 concerti per diversi strumenti solisti (pianoforte, violino, flauto, corno, violoncello, contrabbasso); 31 trii con pianoforte; 67 per due violini e basso; 6 duetti per archi; 8 sonate per violino e pianoforte. Notevole importanza hanno le composizioni per viola «baryton» (126 trii, 25 duetti, 12 divertimenti con strumenti diversi), uno strumento (ora in disuso) grandemente amato dal principe Nicolaus Esterházy, che ne era un eccellente esecutore.
Le sinfonie. Le 108 sinfonie di H. furono composte fra il 1759 e il '95; le prime sono in tre o in quattro tempi; a partire dalla sinfonia n. 31 (1765) sono tutte in quattro tempi; l'allegro iniziale è preceduto qualche volta (molto spesso nelle ultime) da un adagio o da un largo introduttivo. Le prime 81 furono composte per l'orchestra degli Esterházy, la cui formazione era limitata e ridotta rispetto agli organici delle orchestre che tenevano concerti pubblici a Parigi e a Londra; per queste ultime H. compose le sinfonie n. 82-87 (dette «le parigine») e le n. 93-104 (dette «le londinesi»), che rivelano la piena maturità del suo pensiero sinfonico. La tematica vi è più rilevata e precisata, e le stesse proporzioni, allargate rispetto alle partiture viennesi, consentono uno sviluppo di contrasti tematici ed espressivi in cui hanno largo gioco l'individuazione della scrittura dei singoli strumenti, la loro contrapposizione, la loro fusione in gruppi omogenei (legni, fiati, archi) o nel «tutti».
L'invenzione della moderna musica strumentale. H. sintetizza tutti gli sforzi, le aspirazioni, i progressi costruttivi compiuti nel secolo precedente da generazioni di musicisti europei che operarono e contribuirono a sviluppare la musica strumentale. Egli fu considerato il «padre della sinfonia», della «sonata», del «quartetto» perché ne realizzò l'equilibrio formale e sonoro. Nelle opere strumentali, che costituiscono la parte più geniale della sua produzione, stupiscono e lasciano ammirati l'apparente semplicità dell'invenzione, la freschezza del linguaggio, l'arditezza dei contrasti armonici e timbrici, la capacità di «giocare» con le strutture formali instaurando con gli ascoltatori un dialogo fitto di ammiccamenti. Beethoven esitò a lungo prima di accingersi a comporre i suoi primi quartetti perché si sentiva «timido e perplesso» di fronte ai capolavori del compositore austriaco. Naturalmente, non tutta la produzione di H. presenta i tratti di assoluta e quasi rivoluzionaria novità dei quartetti per archi e delle composizioni sinfoniche. Nei melodrammi, più legati a occasioni e circostanze della vita di corte a Esterháza, la musica risente maggiormente dell'accettazione delle convenzioni di genere. Ma la fortuna di H., che nel secolo xix si concentrò su un gruppo limitato di opere (specialmente le ultime sinfonie, i due oratori, un certo numero di quartetti), negli ultimi decenni si è allargata fino al recupero delle sinfonie giovanili, della produzione cameristica e di molte opere teatrali. La civiltà musicale moderna prende le mosse proprio da H., nella cui opera si ravvisa la matrice di quei caratteri che hanno fatto la storia della strumentalità sinfonica nell'ambito tonale.