Compositore. Studiò al conservatorio di Loreto e si formò nell'ambiente del melodramma napoletano di Piccinni, Paisiello, Insanguine, restando, fino al 1781, legato ai teatri di Napoli e di Roma con una serie di opere e intermezzi di taglio e moduli tradizionali, nei quali l'elemento buffo si combina con quella vena patetica e affettuosa che costituisce la caratteristica saliente della scuola napoletana del '700. Del 1779 è il suo primo capolavoro di successo, l'intermezzo L'italiana in Londra, rappresentato a Roma e replicato l'anno successivo alla Scala di Milano. Seguì nel 1781 un'opera comica per Venezia, Giannina e Bernardone, la cui ricchezza di eventi sentimentali, dall'inquietudine del sospetto e della gelosia all'amarezza dell'onestà misconosciuta, dà concreto rilievo al gioco dei caratteri. Da quel momento C. fu in relazione con i maggiori centri italiani: Genova, Milano, Firenze, Torino. I tratti personali della sua arte si fecero più decisi: ricordiamo l'arguzia e la fluida disinvoltura della Ballerina amante (1782), non priva di ironia e spunti parodici; l'intensità emotiva del Marito disperato (1785), un dramma giocoso in cui un inatteso clima di fosche evocazioni notturne (violoncello solo e flauto) precorre certi modi del romanticismo; le risorse comiche dell'Impresario in angustie (1786), la cui musica aderisce con finezza alla lingua viva dei dialoghi popolari, riscattando talvolta le logore forme del recitativo secco e dell'aria; la scioltezza del discorso arioso, vivo di implicazioni sentimentali, delle Trame deluse (1786). Nel 1787 C. partì per Pietroburgo, attratto dalla fortuna che il teatro italiano godeva presso Caterina ii e ben ragguagliato da Paisiello, che n'era rientrato da poco, sui gusti della corte. L'assenza di notizie sul suo soggiorno pietroburghese fa però sospettare uno scarso successo della spedizione. Nel 1791 C. era già sulla via del ritorno. Fece tappa a Vienna per comporre Il matrimonio segreto (1792), il suo capolavoro: le tenere ansie di due trepidanti e giovanissimi amanti infelici costituiscono le venature liriche della vicenda in un vivacissimo contesto ambientale di pettegole, zitelle e barbogi. La musica si spande fluida, dal tono intimo della melanconia al brio colorito dei frizzi e delle ciarle, creando una vitale continuità drammatica che assicura a tutti i caratteri, anche ai più caricati, una persuasiva dimensione umana. Fra i lavori composti da C. dopo il rientro a Napoli spiccano I Traci amanti (1793), tributo di C. alle «turcherie» del '700, e Le astuzie femminili (1794), un ultimo capolavoro in cui le scontate spigolosità d'una commedia d'intrigo si temperano in un clima di delicate inquietudini. Del 1797 sono Gli Orazi e i Curiazi, la più pregevole delle sue non numerose tragedie per musica, nella quale sono evidenti i sentimenti repubblicani di C.; dopo un iniziale insuccesso (Venezia) rimasero per circa trent'anni l'opera forse più spesso rappresentata in tutta Europa. Coinvolto negli eventi politici napoletani della fine del secolo, nel 1800 il compositore subì quattro mesi di carcere durante la reazione di Ferdinando iv. L'attività operistica di C. (70 lavori, fra cui va ancora ricordato l'intermezzo Il maestro di cappella) fu costantemente accompagnata dall'interesse per la musica strumentale: 38 sonate per clavicembalo e 81 per il fortepiano, la cui caratteristica è una semplificazione della tecnica cembalistica tipica di un uomo di teatro e testimoniata, fra l'altro, dall'uso del basso albertino, forse per influsso dei maestri veneziani, con i quali C. si tenne sempre in contatto. C. compose inoltre parecchia musica sacra e profana vocale, nonché 6 fra oratori e azioni sacre.