Domenica Rita Adriana Bertè, in famiglia Mimì, nasce a Bagnara Calabra, seconda di quattro sorelle (la terza, Loredana, diventerà a sua volta famosa).
Manifesta molto presto un forte interesse per la musica, studiando pianoforte e cercando opportunità per cantare dal vivo quando ancora non è adolescente.
Sul nascere degli anni ’60 convince la madre ad accompagnarla a Milano, allora capitale del mondo discografico, dove ovviamente viene notata ed ha l’occasione di pubblicare alcuni singoli a nome Mimì Bertè. Si sposta a Roma con la sorella Loredana e l’amico Renato Fiacchini (un giorno diventerà Renato Zero), dove incontra Alberigo Crocetta, manager e produttore che coglie il potenziale ancora inespresso di Mimì, concorda con lei il cambio del nome (Mia come Mia Farrow, attrice amata dall’artista, Martini in quanto uno dei nomi italiani più conosciuti nel mondo) e le consente di arrivare nel 1971 alla pubblicazione del suo album d’esordio Oltre la collina, ancora oggi reputato uno dei momenti più alti della canzone d’autore italiana. La sua carriera decolla definitivamente nei due anni successivi grazie a canzoni che hanno oggi la statura di classici come Piccolo uomo e Minuetto, che le valgono la vittoria al Festivalbar nel 1972 e nel 1973. La prima metà degli anni settanta è per Mia Martini ricca di riconoscimenti, sia in Italia sia all’estero, e anche l’attività in studio vede nascere album di eccellente qualità come Nel mondo, una cosa, Il giorno dopo, ed È proprio come vivere. Alla fine del 1977, la sua fama internazionale viene ulteriormente consolidata da un tour con Charles Aznavour che termina con un memorabile concerto all’Olympia di Parigi.
Nello stesso periodo, inizia un tormentato sodalizio sentimentale e artistico con Ivano Fossati: se il lascito musicale di questo incontro è dato da album di livello eccellente (vedi Per Amarti e Danza), sul piano umano si ritrova a fare i conti con ferite profonde, a cui si aggiungono problemi alle corde vocali che la costringeranno a un paio di interventi chirurgici e un’assenza dalle scene fino al 1981. L’anno successivo al Festival di Sanremo presenta il brano E non finisce mica il cielo, che non si aggiudica la vittoria ma spinge l’organizzazione a istituire un premio appositamente per riconoscere la grandezza della sua interpretazione (Premio della critica) che verrà a lei intitolato dopo la scomparsa. Nell’ambiente musicale e dello spettacolo purtroppo circola la voce che Mimì porti sfortuna. Frustrata e messa ai margini, sfida l’ostracismo di cui è vittima e torna a Sanremo nel 1989 con Almeno tu nell’universo (scritta da Bruno Lauzi), brano che le consente di vincere nuovamente il Premio della critica e avviare una nuova e luminosa fase della sua carriera.
Gli anni che seguono la vedono incidere nuovi album, esibirsi dal vivo e regalarci canzoni come La nevicata del '56, Cu'mme (con Roberto Murolo ed Enzo Gragnaniello) e Gli uomini non cambiano.
Se ne va, ancora troppo giovane, nel 1995, dopo aver dedicato la propria vita a fare quello che amava di più.
«Il mio lavoro mi piace molto, ma non mi ha mai divertita, perché per me la musica è una cosa molto seria.»
Estratto dall'articolo Minuetto suona per noi, e Mimì canta ancora, sempre di Marco Mazzei per Maremosso
Fonte immagine: copertina dell'album Semplicemente Amore - Dal Vivo (Limited & Numbered Edition - Vinile Trasparente)