Compositore tedesco.
La vita. il trasferimento a londra. Figlio di un barbiere-cerusico, ricevette la prima istruzione musicale da F.W. Zachow, organista della Liebfrauenkirche a Halle. Incominciò a comporre a dieci anni; ma poiché suo padre era contrario alla carriera di musicista, nel 1702 entrò all'università di Halle per studiarvi diritto. Lo stesso anno divenne organista del duomo; l'anno seguente lasciò Halle per Amburgo, dove suonò in orchestra sotto la direzione di R. Keiser e conobbe J. Mattheson. Il suo primo melodramma, Almira, parte in italiano e parte in tedesco, fu rappresentato ad Amburgo nel 1705; ad esso ne seguirono altri tre, ora perduti. Nel 1706 raggiunse l'Italia, dove divenne in breve famoso come compositore di melodrammi e dove rappresentò il suo primo oratorio, La Resurrezione, a Roma nel 1708, e le opere Rodrigo e Agrippina, rispettivamente a Firenze e a Venezia fra il 1707 e il 1709. A Hannover, nel 1710, fu nominato Kapellmeister dell'elettore, succedendo a A. Steffani; lasciò tuttavia presto Hannover per Londra, dove nel 1711 fu rappresentata la sua opera Rinaldo. L'anno successivo, l'elettore di Hannover gli concesse il permesso di un secondo viaggio a Londra: e qui, salvo sporadiche visite sul continente, H. passò il resto della sua vita, ottenendo anche (nel 1726) la cittadinanza inglese. Nel 1719 assunse la direzione della nuova Royal Academy of Music, stabilita al teatro di Haymarket, e nel 1720, dopo un'interruzione di alcuni anni, riprese a scrivere melodrammi, tutti rappresentati a Londra con alterno successo (fra questi: Il pastor fido, in tre versioni dal 1712 al 1734). Nel 1732 l'oratorio in inglese Esther fu eseguito privatamente in occasione del suo compleanno, e poi pubblicamente a teatro, ma senza azione. Il successo di questa esecuzione lo incoraggiò a scrivere una serie di altri oratori, da Deborah e Athalia (1733) a Il trionfo del tempo e della verità (The Triumph of Time and Truth, 1757, terza versione da due precedenti su libretto italiano). Il fallimento dell'impresa del teatro di Haymarket, causato anche dalla rivalità locale col Bononcini, e l'insuccesso di quello che sarebbe rimasto il suo ultimo melodramma, Deidamia (1741), lo indusse ad accettare un invito a Dublino, dove nel 1742 ebbe luogo la prima, trionfale esecuzione del Messiah. Nel 1751, mentre stava lavorando all'oratorio Jephta, incominciò a perdere la vista. L'anno seguente fu operato, ma l'operazione fallì ed egli divenne totalmente cieco.
La vita. il trasferimento a londra. Figlio di un barbiere-cerusico, ricevette la prima istruzione musicale da F.W. Zachow, organista della Liebfrauenkirche a Halle. Incominciò a comporre a dieci anni; ma poiché suo padre era contrario alla carriera di musicista, nel 1702 entrò all'università di Halle per studiarvi diritto. Lo stesso anno divenne organista del duomo; l'anno seguente lasciò Halle per Amburgo, dove suonò in orchestra sotto la direzione di R. Keiser e conobbe J. Mattheson. Il suo primo melodramma, Almira, parte in italiano e parte in tedesco, fu rappresentato ad Amburgo nel 1705; ad esso ne seguirono altri tre, ora perduti. Nel 1706 raggiunse l'Italia, dove divenne in breve famoso come compositore di melodrammi e dove rappresentò il suo primo oratorio, La Resurrezione, a Roma nel 1708, e le opere Rodrigo e Agrippina, rispettivamente a Firenze e a Venezia fra il 1707 e il 1709. A Hannover, nel 1710, fu nominato Kapellmeister dell'elettore, succedendo a A. Steffani; lasciò tuttavia presto Hannover per Londra, dove nel 1711 fu rappresentata la sua opera Rinaldo. L'anno successivo, l'elettore di Hannover gli concesse il permesso di un secondo viaggio a Londra: e qui, salvo sporadiche visite sul continente, H. passò il resto della sua vita, ottenendo anche (nel 1726) la cittadinanza inglese. Nel 1719 assunse la direzione della nuova Royal Academy of Music, stabilita al teatro di Haymarket, e nel 1720, dopo un'interruzione di alcuni anni, riprese a scrivere melodrammi, tutti rappresentati a Londra con alterno successo (fra questi: Il pastor fido, in tre versioni dal 1712 al 1734). Nel 1732 l'oratorio in inglese Esther fu eseguito privatamente in occasione del suo compleanno, e poi pubblicamente a teatro, ma senza azione. Il successo di questa esecuzione lo incoraggiò a scrivere una serie di altri oratori, da Deborah e Athalia (1733) a Il trionfo del tempo e della verità (The Triumph of Time and Truth, 1757, terza versione da due precedenti su libretto italiano). Il fallimento dell'impresa del teatro di Haymarket, causato anche dalla rivalità locale col Bononcini, e l'insuccesso di quello che sarebbe rimasto il suo ultimo melodramma, Deidamia (1741), lo indusse ad accettare un invito a Dublino, dove nel 1742 ebbe luogo la prima, trionfale esecuzione del Messiah. Nel 1751, mentre stava lavorando all'oratorio Jephta, incominciò a perdere la vista. L'anno seguente fu operato, ma l'operazione fallì ed egli divenne totalmente cieco.
La produzione complessiva. La produzione di H. comprende: 42 opere italiane (tutte serie, tranne Serse che ha elementi comici), in gran parte su soggetti della storia classica e del tradizionale repertorio eroico, come Radamisto (1720), Muzio Scevola (1721), Giulio Cesare in Egitto (1724), Scipione (1726), Ezio (1732), Poro, re dell'Indie (1731), Arminio (1737) e, appunto, Serse (1738); oppure della storia medievale (in questi casi con una maggiore presenza di elementi fantasiosi e romanzeschi), come Ottone, re di Germania (1723), Tamerlano (1724), Rodelinda regina de' Longobardi (1725), Faramondo (1738); occasionalmente anche di tradizione britannica (Riccardo Primo, re d'Inghilterra, 1727; Ariodante, 1735); talvolta ispirati all'epica cavalleresca del Tasso (Rinaldo) o di ascendenze ariostesche (Orlando, 1733; Alcina, 1735). Inoltre 19 fra pasticci, musiche di scena, masques (fra cui Acis e Galatea, in due versioni, inglese e italiana, 1718-32) e simili; 22 oratori (di cui due in italiano); 2 passioni in tedesco; una quantità di musica sacra (compresi il Te Deum and Jubilate di Utrecht, 1713, gli inni per l'incoronazione di Giorgio ii, 1727, e il Te Deum di Dettingen, 1743); parecchie serenate, odi ecc., come l'Ode per il compleanno della regina Anna (1713), la Festa d'Alessandro (Alexander's Feast, 1736), l'Ode per il giorno di S. Cecilia (1739), L'Allegro, il Pensieroso e il Moderato (da Milton, 1741), in inglese, per soli, coro e orchestra; un discreto numero di cantate italiane, a una o più voci e strumenti; un centinaio fra cantate, duetti e terzetti vocali italiani, nonché songs inglesi, arie francesi e Lieder tedeschi, tutti col solo basso continuo; musica strumentale da camera; composizioni per orchestra e concerti per organo; varie composizioni per clavicembalo solo.
Gli oratori e le opere. Gli oratori sono di vario argomento. I più, come Saul (1739), Samson (1743), Belshazzar (1745), sono basati su storie del Vecchio Testamento; altri, come Judas Maccabeus (1747), sono ispirati a episodi della storia ebraica; due, Semele (1744) e Hercules (1745), sono profani, essendo tratti dalla mitologia greca. Durante il suo lungo soggiorno in Inghilterra, H. imparò perfettamente l'inglese, tanto da riuscire a rivestire con la sua musica le parole dei testi con un'intima aderenza espressiva, come appare dai recitativi con orchestra: per es., in Alcina, là dove la maga abbandonata sfoga la sua disperazione, o, in Jephta, alle parole «Sempre più profondo» (Deeper and deeper still), quando il generale vittorioso capisce di dover sacrificare la figlia. Melodrammi, oratori e altre opere corali con orchestra offrono anche molti esempi di strumentazione colorita: l'orchestra in palcoscenico che accompagna Cleopatra in Giulio Cesare, il corno obbligato che sottolinea il carattere metaforico dell'aria di Cesare nello stesso lavoro, il carillon nel Saul, il mandolino in Alexander Balus (1748) ecc. La maestria di H. si manifesta al più alto livello anche nei cori. Gli oratori e le odi gli diedero occasione di scrivere cori che vanno dal semplice commento a lunghi brani articolati in varie parti, di grande imponenza costruttiva, di cui fornisce un esempio significativo l'ampio coro d'apertura del Saul. Uno dei più intensi elementi espressivi dell'arte di H. è costituito dalla potente caratterizzazione dei personaggi, sia nelle opere, sia negli oratori. Questi ultimi, del resto, sono in realtà composizioni drammatiche, che differiscono dai melodrammi essenzialmente per la presenza massiccia del coro. Fanno eccezione il Messiah, una grandiosa meditazione sulla vita di Cristo, e Israele in Egitto (Israel in Egypt, 1739), una sintesi epica della narrazione antico-testamentaria.
La musica strumentale. H. fu uno dei primi compositori a scrivere concerti per organo e orchestra, destinati a essere eseguiti negli intervalli degli oratori. Nel complesso si tratta di tre serie di concerti (ciascuna ne comprende 6), più 3 singoli, tutti composti fra il 1735 e il 1751; sono opere minori, benché si riscontrino anche in essi momenti di grande bellezza, come l'inizio magnificamente fosco del Concerto in re minore op. 7 n. 4. Ben altro rilievo hanno i 12 Concerti grossi per archi e basso continuo op. 6, pubblicati nel 1740. La loro varietà di struttura è sorprendente se confrontata con l'uso del tempo. In essi viene sfruttato il virtuosismo dei singoli esecutori di strumenti ad arco, ma anche l'orchestra viene concepita come un organismo dotato di articolazione individuale e specifica. H. scrisse anche 2 concerti doppi per due orchestre con archi e fiati, una suite per orchestra per i diporti fluviali di Giorgio i (Water Music, 1715-17) e una suite per banda di fiati e timpani, destinata ad accompagnare lo spettacolo di fuochi artificiali che celebrò nel 1749 la pace di Aix-la-Chapelle (Music for the Royal Fireworks): il massiccio organico richiesto da questo lavoro è però un'eccezione nel complesso della musica strumentale di H., il quale scrisse generalmente per un'orchestra relativamente piccola (come per un piccolo coro di professionisti scrisse le sue opere corali). La sua produzione orchestrale comprende ancora una serie di concerti; 3 per oboe, uno per violino e oboe (chiamato Sonata a cinque), uno per corni e due clavicembali, 4 per insiemi di fiati, tutti con archi e continuo; e inoltre, sempre con archi e continuo, 6 Concerti grossi per flauti, oboi e fagotti op. 3 (1734), e un altro Concerto grosso per oboi, nonché 3 ouvertures e 8 sinfonie per vari complessi strumentali. La musica da camera di H. comprende molte sonate (chiamate anche ora trii, ora concerti, ora soli) per diverse combinazioni di strumenti; si ricordano in particolare quelle delle opp. 1 (15 per flauto, oboe o violino e continuo), 2 (6 per due violini o oboi o flauti e continuo), 5 (7 per 2 violini o flauti e continuo). Le suites (o partite) per clavicembalo (due sole raccolte furono pubblicate durante la vita di H., mentre le altre rimasero manoscritte) non seguono schemi tradizionali, ma si basano su una notevole varietà di movimenti, che non sono tutti di danza. Lo stesso H. ne fu un eccellente esecutore, e parecchie di queste suites recano il segno del suo virtuosismo: un esempio famoso sono le variazioni sopra un'aria dal titolo Il fabbro armonioso (The Harmonious Blacksmith). Altre sue composizioni clavicembalistiche sono fughe (come le sei dell'op. 3), fantasie, pezzi vari.
Lo stile, espressione compiuta del barocco musicale. Il linguaggio di H. fu influenzato soprattutto dalle musiche ch'egli ebbe occasione di ascoltare in Italia durante il suo soggiorno giovanile. Altri influssi riconoscibili sono quelli della musica strumentale francese (specialmente nelle ouvertures delle opere e degli oratori), degli inni inglesi e della musica sacra tedesca, alla cui scuola avvenne la sua prima formazione; egli stesso dichiarò inoltre che alcune delle migliori idee musicali gli erano state ispirate dai canti sentiti nelle strade di Londra. Sotto un certo aspetto, è possibile affermare che egli fu un compositore cosmopolita; ma la sua personalità mirabilmente forte ed equilibrata diede un'impronta inconfondibile a tutto ciò che egli scrisse, anche nei casi, tutt'altro che infrequenti, in cui utilizzò (ripensandoli e arricchendoli) modi e spunti di altri autori. Anche la sua musica più italianizzante, ad esempio, è incomparabilmente più elaborata di quella dei contemporanei italiani, e si inserisce con assoluta coerenza, come ogni altra sua composizione, nella sostanziale unità della sua opera e del suo mondo espressivo. Coetaneo di Bach, anche H. compie una sintesi di tutti gli stili della propria epoca: ma mentre nel primo l'unità è assicurata da una logica costruttiva ancorata al passato, che conferisce alla musica, in virtù della sua inattualità, una perenne modernità al di fuori d'ogni collocazione storica, in H. gli elementi linguistici di varia provenienza offertigli dalla contemporaneità si compongono in un grandioso organismo splendidamente omogeneo e aderente allo spirito che li suggerisce, volto a esteriorizzare opulenza di forme, di colori armonici e timbrici, di accenti declamatori e drammatici. La sua opera può essere dunque considerata come la più alta e la più completa espressione del barocco musicale.