Compositore tedesco.
Le vicende biografiche. Di famiglia colta e agiata, visse a Berlino dal 1811, ricevendo un'accuratissima educazione letteraria e musicale e rivelando doti di fanciullo prodigio. Da C.F. Zelter, suo maestro e direttore della Singakademie, apprese ben presto ad amare Bach e i classici della musica sacra. Nel 1821 divenne amico del vecchio Goethe; conobbe Weber e nel 1825, durante un viaggio a Parigi, Meyerbeer e Cherubini. Dal 1827 al '29 frequentò l'università di Berlino e nel 1829 esordì come direttore riesumando la Passione secondo Matteo; l'esecuzione segnò l'inizio della rivalutazione di Bach, allora quasi dimenticato. Nello stesso anno compì un viaggio in Inghilterra e Scozia, nel 1830 in Italia (Venezia, Firenze, Roma, Napoli), ricevendone profonde impressioni. Nel 1831-32 fu ancora a Parigi, dove rimase deluso del teatro di Rossini, e a Londra. Dopo aver ricoperto per due anni la carica di Musikdirektor a Düsseldorf, nel 1835 accettò la direzione del Gewandhaus di Lipsia, stabilendosi definitivamente in quella città. Seguì un decennio di attività febbrile, divisa tra l'incessante produzione musicale e la fortunata carriera di direttore d'orchestra in patria e in Inghilterra, più una serie di altri impegni, come la direzione della cappella reale di Berlino e nel 1843 la fondazione, da tempo progettata, del conservatorio di Lipsia, che diverrà un centro di studi di fama europea. Morì pochi mesi dopo la scomparsa della diletta sorella Fanny.
Le sinfonie e gli oratori, fra modernità e tradizione. Pur sensibile a certi umori romantici, come la rêverie fantastica, l'intimismo dell'ispirazione, la soggettività espressiva, M. restò in sostanza un musicista equilibrato e sereno, incline agli stati lirici e ai climi amabili e brillanti piuttosto che alla profondità e alle antitesi drammatiche. Fedele a un ideale di bellezza «classico» e dotato di una coscienza formale sempre vigile e meticolosa, che non conosce le irrequietudini dell'amico e coetaneo Schumann, M. riflette nella sua opera lo spirito ottimistico di un'agiata e attiva borghesia in ascesa, e rappresenta nel quadro del romanticismo tedesco il corrispettivo del cauto riformismo liberale che subordina l'innovazione al culto della sapienza tecnica e al rispetto di un'aurea cultura. Nell'ampia produzione sinfonica di M. (comprendente, oltre alle cinque Sinfonie con numero d'opus, anche 12 sinfonie giovanili per archi) due qualità emergono soprattutto: una vena melodica limpida e fluida e un saldo possesso dell'arte dell'orchestrazione. La duttilità nell'assimilare stili e tecniche diversi gli permise di passare dal clima pittoresco e scintillante delle sinfonie Italiana (1833) e Scozzese (1841), dove ritmi e movenze popolari si amalgamano con naturalezza in un lucido impianto formale, al clima nobile e austero delle sinfonie della Riforma (1830), con fugati e melodie luterane, e del Lobgesang (1840), con finale in forma di cantata sinfonica per soli, coro, organo e orchestra, sulla stessa linea degli oratori Paulus (1836), Elias (1846) e Christus (1847, incompiuto). La forma dell'oratorio appagava pienamente le esigenze di M., non tanto rivolte a una generica religiosità di tipo romantico, quanto piuttosto allineate su posizioni confessionali (le stesse riscontrabili nella sua vasta produzione di cantate sacre, salmi e mottetti di carattere liturgico). Emerge negli oratori il trattamento tipicamente romantico delle parti corali portate su un piano di parità con l'orchestra, e con netta prevalenza su quelle solistiche; una certa ricerca di drammaticità si rivela nella adesione ai modelli classici di Bach e Händel.
Le ouvertures, le «romanze senza parole» e l'immaginazione romantica. Un posto rilevante nella produzione orchestrale occupano le ouvertures, nelle quali M. appare più disposto a staccarsi dagli impianti classici (Mare tranquillo e viaggio felice, Le Ebridi o La grotta di Fingal, La bella Melusina, Athalie). L'adesione programmatica a un'immagine letteraria, a un testo poetico, sembra precorrere in esse il poema sinfonico. Magiche fantasmagorie d'incantesimi e di elfi sono ciò che M. raccoglie delle tenebrose tentazioni della fantasia romantica, ma purificandole di ogni immagine orrida e d'incubo, traducendole in visioni luminose, in oniriche trasparenze timbriche, in un indefinito trascolorare ritmico e tematico (Sogno di una notte di mezza estate, ouverture e musiche di scena, 1827-43) o in un bizzarro e mobile gioco di contrasti di colore (Die erste Walpurgisnacht, La prima notte di Valpurga, cantata per soli, coro e orchestra su testo di Goethe, 1831-41). Il Concerto per violino in mi minore (1844) è di molto superiore ai due concerti per pianoforte, che indulgono al virtuosismo più mondano, e costituisce un capolavoro di serena eleganza classica e di trascinante bellezza melodica. Insieme ad altri concerti senza numero d'opera (2 concerti per due pianoforti, 1 per pianoforte e violino e 1 per violino, gli ultimi due con orchestra d'archi), sono da ricordare anche Capriccio brillante, Rondò brillante e Serenade und Allegro giojoso per pianoforte e orchestra. L'opera pianistica, accanto al filone brillante e accademico di sonate (3), capricci, pezzi anche caratteristici e infantili, fantasie, preludi, fughe, variazioni e altro, presenta 8 quaderni di Lieder ohne Worte (Romanze senza parole), sorta di trasposizione pianistica del Lied per voce e pianoforte di Schubert e di Zelter, del quale conserva, oltre alla cantabilità e alla tendenza strofica della melodia, la freschezza dell'ispirazione; si tratta di brevi frammenti d'intensa condensazione lirica e mutevoli nella forma, un originale contributo alla letteratura delle «confessioni» per pianoforte.
Le altre composizioni. Fra le composizioni cameristiche, infine, emergono il Trio con pianoforte op. 49 (1839), assai apprezzato da Schumann, e i 3 Quartetti op. 44, in cui il modello beethoveniano è rivisitato alla luce di una fluida fantasia melodica. Ma occorre ricordare anche il Secondo Trio per pianoforte, violino e violoncello op. 66, gli altri 3 quartetti per archi opp. 12, 13 e 80, i 3 quartetti per archi e pianoforte opp. 1, 2 e 3, le sonate con pianoforte per violino (2), per viola, per clarinetto, per violoncello (2), i 2 quintetti per archi opp. 18 e 87, il sestetto per archi, pianoforte e oboe op. 110, l'ottetto per archi op. 20. Scrisse inoltre composizioni per pianoforte a 4 mani e per organo (fra cui 6 sonate), lavori vocali sacri e profani con accompagnamento strumentale e a cappella, numerosi Lieder anche a due voci; né mancò dal cimentarsi nel teatro con 6 brevi opere di carattere giocoso, fra cui Le nozze di Camacho (1827) e il Liederspiel Il ritorno (1829).