Pseud. di Alfred Eric Leslie Satie. Compositore francese.
La formazione, tra medievalismo e cabaret. Iniziò bambino gli studi con un organista di provincia e li proseguì dodicenne a Parigi, prima con Guilmant, poi al conservatorio con Lavignac e altri, mostrandosi ribelle alle regole tradizionali. «Sono venuto al mondo molto giovane in un tempo molto vecchio», confesserà più tardi. Sin dal 1887 si interessò al movimento della Rose-Croix (Rosacroce) e al suo capo e «sacerdote», il Sar Péladan, che propugnava un misto di medievalismo, di teosofia e di misticismo; ma si trattava di un'adesione piuttosto enigmatica. Scriveva intanto pezzi per pianoforte con strani titoli: Ogives (1886), 3 Gymnopédies (1888), 3 Gnossiennes (1890); ai Trois Préludes du «Fils des étoiles» (1891), un lavoro teatrale del Sar Péladan che porta il sottotitolo «wagnérie kaldéenne», seguirono le Sonneries de la Rose-Croix e le Danses gothiques (1892-93). In queste prime composizioni S. usa già una scrittura libera, senza divisioni in battute, fondata cromaticamente su accordi complessi, di settime, none, undicesime, terze concatenate, che prefigurano la ricerca armonica e timbrica di Debussy (il quale dimostrò infatti molto interesse per le singolari composizioni di S.; ma fra i due non ci fu mai vera amicizia). Uscito da questo periodo «mistico» (culminato nella Messe des pauvres per coro e organo, 1895), S., ormai trentenne, frequentò gli artisti bohémiens di Montmartre e suonò il pianoforte nei cabarets, in particolare allo «Chat Noir». Nacquero le Pièces froides per pianoforte (1893), la pantomima Jack in the box (1899) e un'operina in 3 atti per marionette, Geneviève de Brabant, che dura meno di un quarto d'ora, ed è una parodia del melodramma e quasi un'anticipazione degli opéras-minutes di Milhaud (composta nel 1899, fu ritrovata solo alla morte di S.). Questo periodo è caratterizzato dall'interesse di S. per la musica da café-concert e delle fiere popolari.
L'incontro con cocteau e la fase modernista. Trasferitosi nel sobborgo parigino di Arcueil, nel 1905, quarantenne, decise di ricominciare da capo e si iscrisse alla Schola cantorum per studiare il contrappunto con A. Roussel e la composizione con V. d'Indy; ma anche questo appare come un gesto ambiguo, provocatorio. In polemica sia con l'accademismo musicale, sia con l'impressionismo debussiano, verso il 1910 S. suscitò l'interesse di Diaghilev, di Picasso e infine di Cocteau, col quale diverrà, nel 1918, l'animatore del Gruppo dei Sei. Alla musica «dotta» S. contrappone ora una «musique de tapisserie», una «musique d'ameublement», che corrisponde ai postulati estetici posti da Cocteau in Le Coq et l'Arlequin (1918). Il carattere polemico e contestatario delle composizioni di S. si manifesta anche nelle sue mordaci, sottili, ironiche «didascalie» – come nelle Descriptions automatiques (1913), nelle Heures séculaires et istantanées (1914), ne Le piège de Méduse, negli Sports et divertissements (1914), per pianoforte –, che sono un esempio del suo prezioso «calligrafismo». Verso la fine della guerra e subito dopo, S. fece scandalo con due spettacoli di evidente carattere provocatorio, assai vicini in questo al contemporaneo dadaismo: Parade, definito «ballet réaliste», su testo di Cocteau, con scene e costumi di Picasso e coreografia di L. Massine, rappresentato dai Balletti russi di Diaghilev a Parigi nel 1917; e Relâche, «ballet instantanéiste», in due atti su testo e con scene di F. Picabia e con un «intermezzo cinematografico» di R. Clair (il famoso Entr'acte), rappresentato a Parigi nel 1924 con enorme clamore (e persino con strascichi in tribunale) dai Ballets suédois di Rolph de Maré con l'allestimento coreografico di Jean Borlin. Nello stesso anno 1924 era stato rappresentato anche Mercure, con scene di Picasso e coreografia di Massine. Intanto, oltre al Gruppo dei Sei, altri musicisti si erano raccolti attorno a S. formando la cosiddetta «École d'Arcueil».
Il «socrate» e gli altri lavori. L'opera nella quale S. (che morì in ospedale povero ma illustre, circondato dall'ammirazione di numerosi discepoli) volle affermare, al di là della polemica e della provocazione, la propria poetica musicale basata sulla totale rinuncia a ogni connotazione soggettiva e in nome di un rigore formale assoluto e quasi ascetico, è Socrate (1918), una «cantata per quattro soprani e orchestra da camera». Essa costituisce un'affermazione esemplare di quell'oggettivismo intellettualistico che dovrà influenzare anche il neoclassicismo di Stravinskij e dei musicisti che si muoveranno nella sua orbita. Della produzione strumentale di S. sono ancora da ricordare En habit de cheval e Trois petites pièces montées per orchestra, nonché, per pianoforte: Trois morceaux en forme de poire (1903) e Aperçus désagréables (1912), entrambi a 4 mani, Véritables préludes flasques (1912), Embryons desséchés (1913), Trois valses distinguées du précieux dégoûté (1914), Avant-dernières pensées (1915), Sonatine bureaucratique (1917), Pièces froides (1897) e Nouvelles Pièces froides (1907), 5 Nocturnes (1919). Inoltre alcune raccolte di mélodies per canto e pianoforte e canzoni da caffè-concerto, fra le quali le celebri Je te veux (1897), Tendrement (1902), Poudre d'or (1902), Le Piccadilly e La Diva de l'Empire (1904).